Monteriano

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Monteriano

| Paola Rocco

Where Angels Fear to Trade, Dove gli angeli temono di posare il piede, è il primo romanzo dello scrittore edoardiano Edward Morgan Forster. Esce nel 1905 e per il titolo s'ispira a una frase del Saggio sulla critica di Alexander Pope;Monteriano è il primo titolo datogli dall'autore, mantenuto nella traduzione italiana e anche nel film del '91 di Charles Sturridge, con Rupert Graves e Helena Bonham Carter, entrambi più volte utilizzati per gli adattamenti da Forster. Graves è il fratello minore di Lucy Honeychurch/Helena Bonham Carter, la giovane inglese alle prese con il convenzionalismo britannico, in Camera con vista di James Ivory, mentre Bonham Carter, dopo Lucy, è Helen Schlegel in Casa Howard, sempre di Ivory.
Nel film di Sturridge, Graves interpreta Philip Herriton, l'altoborghese spedito dalla madre sulle tracce della cognata vedova Lilia Herriton, in vacanza in Italia e all'apparenza sul punto di convolare a nozze con Gino Carella, ignoto italiano di bell'aspetto e senza un soldo; mentre Bonham Carter è Caroline Abbott, la signorina seria e di buon senso affiancata a Lilia da amici e parenti come una sorta di chaperon scacciaguai. Lilia, con le sue mani tese verso il piacere, dopo la morte del marito ha infatti stentato a inserirsi tra le mature matrone di Sawston, malgrado l'influenza raffinatrice della famiglia d'acquisto (che ha macchinato per mandarla in Italia e sottrarla alle mire di un nuovo pretendente, il grossolano signor Kingcroft).
Inevitabilmente tragico l'esito dell'unione tra Lilia e Gino (le cui nozze, quando Philip arriva a Monteriano, sono state già celebrate, benché la notizia non sia stata diffusa). Dopo appena un anno di funesto matrimonio, l'inglese trapiantata(soffocata dalla ristrettezza dell'ambiente e dalla mentalità oppressiva del marito, in dubbio sul modo giusto di trattare una moglie inglese e alla fine propenso a tenerla anche più rinchiusa di quanto richiedessero le convenienze) si spegnerà dando alla luce un bambino; e gli Herriton, coinvolti dalla colpevolizzata Caroline in una surreale operazione di recupero del piccolo (che dev'essere allevato in Inghilterra, lontano dall'ambiente dissoluto della famiglia del padre, il diavolo da cui lei non è stata capace di difendere l'amica), tenteranno invano di convincere Carella a cederglielo, in un crescendo di equivoci dalla caratura comica - il romanzo rende omaggio all'ironia e al senso dell'assurdo tipici dell'autore - ma via via caratterizzati da una crescente brutalità.

Lo spintone, irridente ma ancora giocoso, affibbiato da Carella a Philip dopo il primo abboccamento - l'inglese è piombato a Monteriano per impedire il matrimonio di Lilia e Gino, matrimonio però appunto già avvenuto, circostanza la cui comicità induce l'italiano a un comportamento irrefrenabilmente scomposto (“A questo punto vide la faccia di Philip, e per lui fu troppo. Ansimò ed esplose e si ficcò le mani in bocca e le sputò fuori in un'altra esplosione, e diede a Philip uno spintone senza scopo, che lo mandò a ruzzolare sul letto. Emise un oh! pieno d'orrore e poi smise, e si lanciò per il corridoio, urlando come un bambino, per raccontare lo scherzo alla moglie”) - trova un'eco amplificata nelle torture inflitte, ancora da Gino, all'inglese dopo la scoperta della morte del bimbo. La sorella di Philip, Harriet, anch'essa aggregata alla spedizione dalla lungimiranza materna della vecchia Herriton (che non si fida appieno del figlio, sottomesso ma intelligente), ha infatti rapito il piccolo per portarlo con sé in Inghilterra: ma a causa di un temporale la carrozza su cui viaggiano finisce con lo scontrarsi con quella che trasporta Caroline Abbott, anch'essa diretta alla stazione, ribaltandosi nel fango e uccidendo il neonato.
Philip, che nella caduta s'è rotto il gomito (nella tradizione della medicina popolare, i gomiti corrispondono alla volontà, e romperseli o averli dolenti è segno della mancanza della stessa o del suo cattivo uso, entrambe questioni riconosciute da Philip come proprie), va a casa di Carella per informarlo di persona, riconoscendo appunto la tragedia come una diretta conseguenza della propria mancanza di spina dorsale. Pur scorgendola con chiarezza, ha infatti accettato di farsi strumento della volontà manipolatrice della madre (“questa ben ordinata, attiva, ma inutilemacchina”) e di partire per l'Italia, col cane da guardia Harriet alle calcagna, per convincere un padre a dar via un figlio di cui, in Inghilterra, non importa niente a nessuno, ma che è pur sempre il figlio della vedova Herriton e che agli occhi del mondo sarebbe quindi inconcepibile abbandonare alla dissolutezza italiana. Appresa la notizia, Gino, pazzo di dolore, infligge all'inglese ore di torture sfregandogli l'articolazione rotta, con sinistra capacità di penetrazione.

Tutto il romanzo è percorso dal tema della caduta e del - più o meno felice - riuscire a rialzarsi: cade Philip dopo lo spintone di Gino, restando sdraiato sulla schiena per qualche minuto e “fingendo con sé stesso d'essersi fatto un male atroce”; per poi tirarsi su, lasciare l'Hotel Garibaldi - teatro della traumatizzante serata con Lilia, Gino e Caroline - e passare la notte al Globo, l'altro alberghetto di Monteriano (il Globo, ossia il Mondo: Philip, spaesato dall'incontro con gli italiani, tenta di recuperare il proprio universo?).
Cade Lilia, fresca e già infelicissima sposa del bell'italiano conosciuto per strada, tentando la fuga verso la stazione in una notte di fine estate, ruzzolando tra gli ulivi e la terra riarsa che le riempie la bocca di polvere (“C'è qualcosa di veramente terribile nella polvere di notte”) e “senza fare altri tentativi” risalendo poi “lentamente verso la sua prigionia, scuotendosi i vestiti mentre camminava”. Cade la perennemente ingrugnata Harriet, ruzzolando a sua volta fuori dalla carrozza e mandando il bimbo rubato, il bellissimo risultato dell'unione infelice di due mondi diversi, a soffocare nel fango.
Icona dello star sdraiati sulla schiena è pure Santa Deodata, la santa patrona di Monteriano, morta a quindici anni dopo aver trascorso l'esistenza allungata sul letto, rifiutando cibo e bevande e pregando sempre, malgrado il diavolo tentatore le facesse balenare davanti agli occhi grappoli d'uva e affascinanti giocattoli e spingesse la madre giù per le scale di casa (altro spintone, altra caduta) per indurre la fanciulla ad alzarsi. “Ma tanto pia era la santa che non raccolse la madre, ma rimase stesa sulla schiena, e così si assicurò un trono in Paradiso”. Lo star sdraiati sulla schiena, per caso o per volontà propria: a più riprese, quest'immagine ritorna nel romanzo, come un suggerimento.
L'unica che non cade è Caroline Abbott, in omaggio alla sua caratura di dea tra gli uomini, come esplicitamente affermato dall'autore nel finale (è lei, anzi, a sollevare Philip dall'angolo in cui s'è rifugiato per cercar di sottrarsi alle violenze di Carella; lei a far bere a entrambi il latte candido come la neve portato da Perfetta, la vecchia governante, a un bimbo che non c'è più, latte che suggella e nutre la vita nuova di entrambi gli uomini, dopo la catastrofe; lei che accoglie il dolore di Gino, rendendolo, infine, umano).

Caroline individua con chiarezza l'origine della difficoltà ad affermarsi di Philip: “Lei è tanto straordinario, signor Herriton, che non posso sopportare di vederla sprecarsi. Non posso sopportarlo... sua madre... non è stata buona con lei”. E ancora: “Sua madre s'è comportata in modo disonorevole dal principio alla fine. Non ha mai voluto il bambino; niente di male in questo; ma è troppo orgogliosa per lasciarlo venire da me. Ha fatto tutto quel che ha potuto per far naufragare ogni cosa; a lei non ha detto tutto; a sua sorella non ha detto assolutamente niente; ha mentito e recitato falsità ovunque”.
Esordio di Forster, Monteriano allinea quasi tutti i temi delle opere successive (compresa, in parte, la fondamentale questione della confusione d'idee che prenderà campo in Camera con vista, con il lungo tragitto di Lucy, tra zie repressive e innamorati schifiltosi, verso la finale accettazione della passione per l'outsider George Emerson): “Il contatto con l'inquietante mondo diverso rappresentato dall'Italia e da un italiano convenzionale e venale, ma spontaneo nei suoi appetiti e nella sua assoluta devozione al figlio, è una tragica pietra di paragone per la borghesia inglese, soprattutto per i figli di questi borghesi ammantati di rispettabilità e dotati di notevoli poteri di oppressione, tali da procurare deformazioni spirituali a chi vive accanto a loro” (Oliver Stallybrass).

 

Monteriano

di E.M. Forster
TEA - 1992

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Paola Rocco

Paola Rocco

Autrice del romanzo giallo 'La carezza del ragno' e appassionata lettrice, scrive di mistery e venera Agatha Christie. Vive a Roma con il marito, la figlia e una gatta freddolosa detta Miss Poirot.

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