Le ossa parlano

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Le ossa parlano

| Paola Rocco

Ultimo capitolo della saga di Rocco Schiavone, il vicequestore di Trastevere in forze alla Questura di Aosta dall'8 settembre 2012, Le ossa parlano si apre con la casuale scoperta di un mucchietto d'ossa nel bosco di Saint-Nicolas: le ossa di un bambino di circa dieci anni, probabilmente violentato e poi strangolato e sepolto a faccia in giù a fior di terra. Complessa e piena di ostacoli, l'analisi dei reperti condotta dalla scientifica recupera infine un nome e una data: quelli di Mirko Sensini, scomparso sei anni prima mentre aspettava chissà chi, seduto sul muretto fuori dalla scuola. Giallastre, infragilite e mutilate da qualche bestia affamata, quelle ossa raccontano una storia nerissima che spetterà a Schiavone e colleghi portare alla luce.
A proposito di colleghi, Le ossa parlano registra il ritorno del viceispettore Caterina Rispoli, di nuovo operativa ad Aosta per quanto in un altro reparto, quello, appena inaugurato, dell'EAV, settore della Polizia di Stato per il primo intervento nei casi di violenza di genere (stalking, liti familiari, maltrattamenti in famiglia, abusi), la cui costituzione storicamente risale al 2017 invece che al 2014 (alla fine del libro l'autore spiega d'averla anticipata di tre anni per esigenze narrative). Situato dalla parte opposta rispetto all'area di Schiavone e sottoposti, il nuovo ufficio della Rispoli è raggiungibile solo attraversando mezza questura: una distanza materiata di scale e corridoi che nella sua consistenza fisica sembra ricalcare la distanza emotiva instauratasi tra la Rispoli e il vicequestore.
Ma ne Le ossa parlano si acuisce anche la frattura tra il protagonista e Sandra Buccellato, la giornalista de la Stampa che con Schiavone ha in corso una relazione complicata. E i nodi vengono al pettine pure per Italo Pierron, il giovane agente che per primo aveva riscosso l'interesse del poliziotto. Ombroso, insoddisfatto e perennemente a corto di soldi, in quest'ultimo capitolo Italo (la donnola della questura di Aosta, nel privatissimo bestiario di Schiavone) andrà incontro al suo destino.
Un panorama d'affetti ancora una volta in via di desertificazione, quindi, quello di Rocco, cui del resto già nelle prime pagine del precedente Vecchie conoscenze era toccato accompagnare alla stazione Cecilia e Gabriele, il diciassettenne che abitava nel suo stesso condominio e col quale Schiavone aveva sperimentato una sorta di paternità vicaria. Cecilia, la madre di Gabriele, ha un nuovo lavoro a Milano, e lei e il figlio s'erano trasferiti appunto in apertura di sipario, consegnando il vicequestore a un'ennesima relazione a distanza a base di telefonate e messaggi whatsapp. Scomparso chissà dove, l'amico di sempre Sebastiano è come se fosse morto; a centinaia di chilometri i superstiti Furio e Brizio, così come lontani, pur in un'illusoria e intermittente parvenza di complicità, appaiono il procuratore Maurizio Baldi e il questore Andrea Costa, due superiori che non possono dimenticare, e di fatto non dimenticano mai, le zone d'ombra nel passato del vicequestore. Raggelanti e efficacissime, al riguardo, le insinuazioni seminate da Baldi con regolarità: puntualmente rimbalzate da Schiavone, le allusioni del procuratore e talvolta anche di Costa non fanno però che ribadire la sostanziale mancanza d'autenticità nel rapporto tra i tre, pur legati da una corrente di reale simpatia. E anche il fantasma gentile di Marina sembra ogni giorno più avaro della propria intermittente vicinanza...
Ancora a proposito della squadra in forze alla questura di Aosta, ne Le ossa parlano Antonio Scipioni sostituisce definitivamente a livello operativo Italo Pierron, dopo che questo ha smesso d'essere un punto di riferimento per il frustrato vicequestore. Infaticabile, intuitivo, concentrato e fresco della nomina a viceispettore, il giovane siculo-marchigiano è l'elemento della questura più concretamente proiettato verso un brillante futuro professionale (a dispetto della sua inclinazione all'assembramento sentimentale, che in Ah l'amore l'amore l'aveva visto invischiato addirittura in una storia a quattro con due sorelle e una cugina).
E pure il sardo Michele Deruta appare in netto incremento d'affidabilità, dopo un inizio pressoché identico a quello dell'imbelle agente abruzzese Domenico D'Intino: in Ah l'amore l'amore artefice involontario di un attentato al vicequestore, attentato all'origine dello spietato embargo comminatogli da Schiavone (che tuttavia ne Le ossa parlanocomincia a mostrare qualche crepa). Grassottello, sollecito, amante dei carboidrati e dei paesaggi alpini - che dipinge nei momenti liberi, facendone persino oggetto di una personale dal buon successo - nell'ultimo capitolo firmato da Manzini Deruta è valida spalla del superiore oltre a diventargli mezzo parente per parte di Lupa, nel finale mamma orgogliosa di tre cuccioli dopo le nozze lampo col lupo cecoslovacco di Federico, il compagno panettiere (la storia d'amore tra Deruta e Federico prende campo in Vecchie conoscenze). Tra parentesi, un lupo cecoslovacco è l'animale totem imprevedibilmente affibbiato a Schiavone - “Ma non la faccia, il modo in cui cammini e ti muovi. La tua faccia non mi ricorda nessun animale” - da Italo, da tempo al corrente dell'inclinazione del vicequestore all'individuazione di somiglianze col regno animale (“Io sono una faina, no? E prima o poi le faine vengono beccate nel pollaio”) e pronto a rilanciargli la cosa nel corso di un ultimo, drammatico faccia a faccia.
Mentre il foggiano Ugo Casella appare ormai stabilmente in coppia con Eugenia Artaz, la vicina del piano di sotto conquistata in Rien ne va plus, il cui geniale rampollo Carlo, giovane mago del computer, darà anche in quest'occasione un decisivo supporto alle indagini (inevitabilmente connesse all'universo della pedofilia e alle sue modalità operative nel dark web). Pacato, riflessivo, dotato dell'imprevista fermezza dei timidi, malgrado l'età non più verde e l'andatura prepensionistica mestamente rilevata da Schiavone, dopo un inizio un po' opaco anche Casella andrà sempre più riscattando il proprio ruolo: e del resto già in Rien ne va plus l'agente di San Severo aveva messo a segno un significativo successo, venendo persino proposto per una promozione.
Coppia fissa anche l'anatomopatologo livornese Alberto Fumagalli e il nuovo commissario della polizia scientifica, la palermitana Michela Gambino, che ne Le ossa parlano coinvolgerà nelle indagini anche una simpatica archeologa - adocchiata da Baldi, il cui matrimonio sembra ancora una volta in caduta libera - e una giovane paleobotanica (prontamente attenzionata da Scipioni).
Insieme a Pierron, Caterina Rispoli appare invece protagonista di un progressivo dissolvimento: ed è, forse, significativo che i due agenti della nuova questura che per primi avevano suscitato l'interesse e l'affetto di Schiavone siano quelli che in quest'ultimo capitolo sembrano più definitivamente divergere dal vicequestore. E, anche, che in quest'universo deteriorabile e deteriorato, corrotto e corruttore, la spilla che il bambino nel bosco portava addosso - assicurata alla tasca da una catenella d'oro - sia una minuscola riproduzione dello scudo di Capitan America, l'eroe dall'eterna giovinezza, dall'inscalfibile integrità fisica e morale, dallo sguardo eternamente fanciullesco posato sul mondo. 
Sullo sfondo, la chiusura dell'Olivetti, la storica azienda d'Ivrea (sulla cui fine bisognerebbe indagare come si trattasse di un omicidio) e gli occhi tristi di Caterina; i banali signori Guazzetto, nuovi proprietari dello struggente attico a Monteverde vecchio che ingolositi da tanta bellezza non hanno tirato sul prezzo, rendendo Schiavone più ricco di un milione e mezzo e orfano della parte migliore della sua esistenza; le malinconiche cene dei tre moschettieri sopravvissuti alla trattoria Roma sparita, il tradimento di Sebastiano seduto a tavola con loro; i vestiti di Marina e lo specchietto che usava per depilarsi le sopracciglia, l'unico ricordo che Schiavone abbia portato con sé ad Aosta, ché il volto della moglie potrebbe esserci rimasto impigliato (lo specchio, e il vecchio portachiavi, una cicala gialla e nera comprata in Provenza, il posto dove lui e la moglie pensavano d'invecchiare insieme come gli elefanti). Le cose muoiono, o vengono uccise, come le persone: e, come direbbe Brizio, né io né te possiamo farci niente.

Le ossa parlano

di Antonio Manzini
Sellerio Editore Palermo - 2022

                                  

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Paola Rocco

Paola Rocco

Autrice del romanzo giallo 'La carezza del ragno' e appassionata lettrice, scrive di mistery e venera Agatha Christie. Vive a Roma con il marito, la figlia e una gatta freddolosa detta Miss Poirot.

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