Leggere Tim Parks è un po' come guardarsi dentro prendendo in prestito altri occhi. E in effetti per questo talentuoso giornalista britannico, originario di Manchester ma trapiantato in Italia, il Belpaese è un inesauribile laboratorio di tipi umani da maneggiare con cura e quasi malcelata ammirazione. Lo dimostra la lunga lista di saggi dedicati allo Stivale, di cui Parks è riuscito a cogliere ogni volta, e non di rado con caustica ironia, alcuni aspetti peculiari.
Già Questa pazza fede. L’Italia raccontata attraverso il calcio (Bompiani, 2014) si era rivelato un ritratto abbastanza efficace dell'universo veronese (e dell'intero Paese), con cui l'autore aveva familiarizzato intrufolandosi nella curva dei «butei» (i sostenitori dell’Hellas Verona) e iscrivendosi simbolicamente alla religione quotidiana che, per i supporters gialloblu ma non solo, è il tifo: «Rimasi subito colpito dalla completa trasformazione che subivano i veronesi entrando al Bentegodi. Di norma è gente pia, corretta, riservata. Allo stadio i tifosi erano sboccati, eccitati e divertenti. Con il passare del tempo la Curva sud è diventata l’unico luogo di Verona a cui sentivo di appartenere… La curva è l’antitesi dell’individualismo».
Non fa eccezione nemmeno Italian life - Una fiaba moderna di amori, tradimenti, speranze e baroni universitari, edito da Rizzoli (427 pagine, 19 euro), che più che una fiaba è una vera e propria commedia dell'arte, ricca com'è di maschere e pregevoli istantanee di un certo modo di fare che in qualche maniera ci contraddistingue, stavolta al di fuori del rettangolo verde. James e Valeria sono i personaggi immaginari, eppure tremendamente reali, incaricati di raccontare le eterne contraddizioni di una nazione che ama presentarsi al mondo come croce e delizia. Lui è un professore di Inglese alle prese con i bizantinismi dell'università nostrana, tempio del Sapere ma anche di meschini sotterfugi sovente necessari per fare carriera. Lei è una studentessa del Sud che cerca fortuna a Milano e, di quel mondo pieno di intoppi burocratici e fazioni nascoste nell'ombra, assapora gioie e amarezze. Due vite apparentemente slegate, ma che si incrociano costantemente in un mosaico di peripezie tragicomiche dipinte con incredibile efficacia. E a ben vedere è proprio questo il merito di Parks, i cui riferimenti letterari dimostrano, ancora una volta, una conoscenza approfondita e sincera del luogo che ha scelto come seconda pelle. Non è un caso che nel vocabolario quotidiano delle sue creature compaiano di continuo parole come fedeltà, servilismo e obbedienza, siano esse riferite all'ambito strettamente accademico o al rifugio rassicurante della famiglia, che, specie al Sud, può trasformarsi in una prigione dorata.
È probabile che durante la lettura qualcuno possa avere la tentazione di sbattere i pugni sul tavolo o di prendersela con l'autore di questa feroce (e allo stesso tempo divertente) invettiva. Eppure anche il lettore più permaloso, se non ha vissuto sulla luna, non stenterà a riconoscersi in certi schizzi di quotidianità quasi teatrali: «Negli anni Valeria imparerà che staccarsi da casa non è semplice come trasferirsi a Milano. Con ogni nuovo ragazzo si ripresenterà la questione di come verrà visto in casa sua e come lei verrà vista in casa di lui». E ora è il turno di James: «Il potere in Italia è soprattutto il potere di includere o escludere gli altri (...) La viltà in Italia è accettare qualsiasi condizione, per quanto umiliante, per il privilegio di rimanere sotto l'ala protettiva del capo, che sia il preside di facoltà o il gerarca fascista di turno».
Ma se è vero che sulla tela, invero non onorevole, di ciò che in parte siamo compare spesso quel reticolato insopportabile di amicizie e protezioni talvolta imprescindibili per sopravvivere in una società legata a logiche ancora medioevali, è altrettanto vero che nel racconto di Parks si respira anche un amore autentico nei confronti di un mondo percepito come vicino e lontano. Lo sa anche James, che ogni giorno deve vedersela con il barone universitario di turno e le sue assurde pretese, ma non vuole proprio saperne di andar via. Forse perché dell'Italia ama i piaceri e quell'umanità di fondo che è la cifra stilistica dei suoi abitanti. O magari «perché è uno che non molla, che vuole ottenere quello che vuole come lo vuole lui, anche se tutti gli fanno notare che è impossibile? Senz'altro c'è anche questo. Ma non solo. Perché sono qui? Dall'altro lato dello scompartimento James ascolta una donna che con enorme pazienza continua invano a cercare di prenotare una visita medica, presumibilmente interfacciandosi con una voce preregistrate, e non riesce a darsi una risposta». Eppure resta.
Italian life - Una fiaba moderna di amori, tradimenti, speranze e baroni universitari
di Tim Parks
Rizzoli (2021)
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