Perché nel Medioevo il lupo diventa un simbolo del male? Come si chiamano i due corvi di Odino? Chi sono gli smiàgoli? E cosa significa possessione della volpe? Stereotipi, curiosità e attribuzioni magiche del regno animale
Soglie. Nella tradizione irlandese, a custodire i tesori nascosti è un enorme gatto, pronto a ridurre in cenere gli eventuali ladri; mentre nelle leggende celtiche e cinesi il ruolo di guardiani è svolto da gigantesche formiche. L'animale custode è in genere fantastico, spesso in parte animale e in parte umano (in questi casi è per lo più una donna): ma quando appartiene a una specie realmente esistente appare appunto modificato nelle proporzioni. Di solito la soglia custodita dagli animali guardiani - spesso in coppia - rappresenta la via verso territori sconosciuti (come la porta del sole, sorvegliata da uno scorpione), oppure verso il regno del sacro e dell'oltretomba. Per esempio a Cerbero, il gigantesco molosso infernale a tre teste, la tradizione greca assegnava il ruolo di guardiano del regno dei morti.
Percorsi/1. Gli animali guardiani impediscono l'accesso ai luoghi sacri a tutti coloro che non ne sono degni o che non hanno accettato le regole d'iniziazione: in questo senso rappresentano non solo un filtro, ma, imponendo al protagonista di far fronte a un complesso repertorio di adempimenti, ne strutturano l'indispensabile percorso di purificazione. “Per poter entrare nel luogo sacro, è necessario sconfiggere i guardiani della soglia: questi assolvono alla funzione di impedire all'aspirante di andare troppo lontano e troppo in fretta, incontrando più di quanto sia possibile sopportare o comprendere” (J. C. Cooper, Dizionario degli animali mitologici e simbolici).
Chimere. Permettendo di trasformare le idee in realtà, le moderne pratiche biotecnologiche “avverano in un certo qual modo il mito del Golem”. Tra le tipologie animali messe a punto, gli animali-chimera, frutto della fusione di due o più embrioni di specie differenti: per esempio un embrione di pecora e uno di capra (la caprecora) o uno di quaglia con uno di pollo (la quallina).
Percorsi/2. I microcomputer innestati sugli scarafaggi, che con piccole scariche elettriche ne guidano l'attività muscolare condizionandone movimenti e percorsi: “Questi minuscoli cyborg telecomandati, dotati di microtelecamere, possono essere utilizzati nei modi più diversi: ad esempio per le ispezioni tra le macerie a seguito di crolli o terremoti, o anche per attività di spionaggio”.
Conflitti. Gli animali conflittuali, spesso sono presenti nei racconti mitologici o leggendari a simboleggiare poteri in contrasto fra loro (per esempio la luce e l'oscurità, la vita e la morte, il bene e il male, l'elemento solare e quello lunare, il principio maschile e quello femminile): per questo le creature solari, come ad esempio l'aquila, vengono descritte come nemiche delle specie ctonie, come il serpente (o il leone, solare, è avversario dell'unicorno, lunare). “Espressioni delle tensioni fondamentali che dimorano nell'animo umano, elementi opposti yin e yang, gli animali conflittuali sostengono in genere il fondale narrativo, l'ecosistema simbolico in cui si muove l'eroe. Nell'eterno conflitto tra luce e tenebre, ossia tra bene e male, il personaggio del mito ha il compito di ricercare il suo doppio negativo, il mostro da sconfiggere”.
Guide. L'animale guida è una delle figure più comuni della fiaba, rappresentando in sostanza il tramite o la porta d'accesso al mondo parallelo della fantasia. In Alice nel Paese delle Meraviglie è il frenetico Bianconiglio a trascinare con la sua corsa la piccola Alice in un susseguirsi di esperienze cognitive; mentre il saggio Grillo Parlante di Pinocchio figura come accompagnatore dello sventato protagonista, ciclicamente bisognoso di buoni consigli, e i solerti topini di Cenerentola come aiutanti magici della fanciulla caduta in disgrazia. Vera e propria avanguardia della storia e propiziatore delle fortune del protagonista, il Gatto con gli stivali precede il suo proprietario umano, accampandosi al centro della scena come principale protagonista dell'intreccio narrativo (“Tuttavia, seppur sullo sfondo, il vero protagonista resta pur sempre il figlio del mugnaio, che seguendo il proprio gatto fatato arriva a prendere possesso di immense ricchezze e del titolo di marchese”).
Vendette. Nella Cenerentola dei Grimm, i piccioni strappano un occhio ciascuna alle sorellastre, per punirle della loro cattiveria.
Farmaci. Tra le superstizioni legate agli animali, una delle più frequenti è quella dell'animale farmaco, che assume su di sé la malattia liberandone chi ne è affetto. Nel Medioevo si riteneva che cavalcando un asino e stando seduti al contrario si potesse guarire dalle punture di scorpione; e gli arabi, durante le pestilenze, portavano in giro un cammello per caricarlo del peso della malattia che affliggeva la comunità (e poi strangolarlo). Luogo deputato ai rituali di guarigione per mezzo di animali era in genere il capezzale del malato: ad esempio in Germania per guarire dal tifo si legava un caprone alla testiera del letto. “Anche in questo caso la ragione di questa mediazione animale nell'arte medica ha un suo fondamento razionale: infatti gran parte dei principi tossici e farmacologici è stata scoperta osservando il comportamento degli animali. Per esempio pare che lo stesso Ippocrate abbia imparato la pratica del clistere osservando il comportamento delle cicogne; in Plutarco e Teofrasto ritroviamo testimonianze circa il consumo di erbe medicinali da parte di pecore e capre; Aristotele riporta che la pratica del salasso è stata mutuata dal comportamento dell'ippopotamo”.
Ossa di scimmia. In alcune regioni dell'India si crede che non si debba costruire una casa su un terreno ove siano presenti ossa di scimmia.
Buoni. Secondo una diffusa credenza popolare, la rondine (simbolo di nuova vita) e l'usignolo donano fortuna alle case dove scelgono di nidificare; nell'antica Roma si riteneva che per sanare una parte malata fosse sufficiente tenere in mano una rondine. Di buon augurio anche la colomba, ricorrente nel simbolismo cristiano (a rappresentare lo Spirito Santo, la pace e il perdono): proprio grazie a questa connotazione positiva, la trasformazione in colomba è preclusa a streghe e maghi, assieme a quella relativa a pochi altri animali, i buoni della tradizione cristiana (come l'agnello, immagine del Cristo, e l'asino, che portò la Madonna e il Figlio neonato in Egitto).
Cattivi. Nel Medioevo, l'antropofagia del lupo ha trasformato in un simbolo del male assoluto quest'animale, in età classica temuto ma allo stesso tempo sacralizzato. Nella tradizione greco-romana, il lupo, sacro a Marte e associato ad Apollo, è una delle forme di Zeus e, in versione femminile, allatta Romolo e Remo (anche Cormac, il re d'Irlanda, è svezzato da una lupa). Mentre, un lupo selvatico dalle orecchie lunghe e con una freccia a mo' di coda, appare accanto al dio Seth in Egitto, dove ha il compito d'indicare la via per l'oltretomba alle anime dei defunti (stessa funzione presso gli Etruschi). Invece nel Medioevo trasloca tra gli animali malefici e la sua condanna è senz'appello, complici una serie di fattori che agiscono in contemporanea: la crisi ambientale dei secoli XII e XIII, che spinse i lupi affamati a ridosso dei centri abitati (in spietata concorrenza alimentare, l'uomo e il lupo si cibano infatti degli stessi alimenti, cioè delle stesse proteine animali, il che nei periodi di carestia esaspera l'attrito tra le due specie); e poi l'incertezza sociale dell'epoca, che induceva gli uomini a guardarsi intorno alla ricerca di capri espiatori. Inoltre l'aspetto fisico del lupo si prestava alla costruzione di un mostro, così come l'identificazione di quest'animale col demonio a opera del Cristianesimo: per la tradizione cristiana, il lupo che insidia le greggi è il diavolo che tenta di corrompere i fedeli (di segno opposto ovviamente il simbolismo legato al cane, pastore che veglia sulle pecore tenendo lontano il Maligno). Indice dei suoi vizi anche la costituzione fisica: tra l'altro si pensava che non piegasse mai il capo, “non solo in senso metaforico, come segno di mancanza di umiltà, ma anche oggettivamente (secondo una diffusa credenza, infatti, il collo del lupo sarebbe rigido, con un'unica vertebra)”. Nel Medioevo il lupo finisce col simboleggiare il male nella sua interezza: è ora il diavolo, ora l'eretico (gli eretici erano detti anche lupi di Satana), ora il peccato e il vizio, in primis quello della lussuria. Lupa, in latino, significa prostituta, e col termine lupanar (lupanare) si indicava il bordello.
Collaboratori. Huginn, il Pensiero, e Muninn, la Memoria, i due corvi tenuti sulle spalle da Odino: “Collaboratori infaticabili e attenti che il dio, ogni alba, invia in ricognizione ai quattro angoli del mondo, e dai quali apprende di notte quanto hanno osservato”.
Cinguettii. In francese, il termine jargon (gergo, lingua) in origine indicava il cinguettio degli uccelli.
Comari. La rossa, colei che corre, coda lunga, piede nero, viandante del bosco, comare: questi gli appellativi della volpe, il cui nome non può essere pronunciato direttamente perché scatenerebbe energie negative (nell'ultimo caso, chiamandola comare si alluderebbe a un vincolo di parentela che ne garantirebbe la benevolenza). In molte tradizioni europee, la volpe è raffigurata al seguito del demonio, e sotto il suo aspetto possono celarsi streghe, maghi, folletti o persone in preda a un incantesimo. Al contrario in Oriente, e in particolare in Giappone, queste sinistre attribuzioni si attenuano. Nell'immaginario religioso giapponese la volpe è infatti un kami, uno spirito della natura: entità protettrice collegata a Inari (divinità del riso, dei cereali e, per estensione, del cibo e dell'abbondanza, ma anche montagna sacra popolata da volpi), appare per avvisare gli uomini dei pericoli; si usa anche ascoltarne il verso e trarne presagi. Per questo motivo, e in segno di gratitudine verso le volpi protettrici, è uso lasciare porzioni di aburage (tofu e riso) ai margini dei villaggi.
Diverbi. Non tutte le volpi sono benevole: sempre secondo la tradizione, in Giappone alcune sarebbero demoni in grado di possedere le persone. Dette nagitsuné (volpi-spirito-malvagie) e antitesi di quelle bianche, sempre favorevoli, s'insinuano nelle persone conducendo una vita propria: “La persona è consapevole di tutto quello che la volpe dentro di sé fa, dice o pensa. Spesso si arriva al diverbio, rivelato da due voci differenti che escono dalla bocca della stessa persona. Con l'espressione kitsuné-tsuki (possessione della volpe), in Giappone si indicano i disturbi mentali”. Tra i sintomi della possessione l'insonnia (le volpi si aggirano di notte) e la predilezione per determinati cibi (come appunto l'aburage).
Outfit/1. Per i Romani indossare una pelle di iena equivaleva a rendersi invulnerabili.
Outfit/2. Il fenomeno del berserker, da ber, orso, e serk, pelle. Era diffuso nelle popolazioni germaniche del Nord Europa: i guerrieri berserk, vestendo la pelle dell'orso, ne acquisivano il coraggio e l'invincibilità, in pratica trasformandosi loro stessi in orsi (stesso discorso per la pelle del lupo: chi l'indossava acquistava ferocia e imprevedibilità).
Outfit/3. In alcune zone dell'India, se all'interno di un'abitazione si sta celebrando un matrimonio è bene lasciare sulla soglia qualche vestito (e un po' di cibo) per le scimmie che si presentassero alla cerimonia.
Matrimoni. Le legature, ovvero i finti matrimoni tra uomini e animali (volpi, donnole, lupi), che un tempo sancivano una sorta di alleanza, scongiurando i danni alle proprietà.
Persuasione. “Zampa nera, non essere adirato. Non lasciare che gli altri spiriti orsi si adirino. Ti ho ucciso solo perché sono povero e affamato. Ho bisogno della tua pelle per coprirmi e della tua carne per far mangiare la mia famiglia. Non abbiamo niente da mangiare. Vedi come stai bene adesso? È una buona cosa essere ucciso da me. Quando ritorni da Memekwesiw, digli come ti ho trattato” (gli Indiani del Nordamerica all'orso ucciso durante la caccia).
Vieni con me. Nella superstizione popolare, sono considerati uccelli del malaugurio molti uccelli notturni, come il gufo, l'assiuolo, il barbagianni, la civetta (il cui nome latino, noctua, significa appunto uccello notturno, mentre bubo, il nome latino del gufo, rimanda al suo verso, che, come quello della civetta, era ritenuto di cattivo augurio e annunciatore di morte). In particolare, l'associazione della civetta con la morte è attestata dai nomi popolari con cui viene indicata in varie parti d'Europa: in area germanica leich (cadavere), leichenhuhn (gallina dei cadaveri), totenvogel (uccello dei morti) e, con riferimento al suo caratteristico verso, komittchen (vieni con me) e klag (da klage, lamento). Animali infausti nelle tradizioni popolari europee anche il corvo e la cornacchia: in alcune zone dell'Austria e della Svizzera il primo è detto galgenvogel, uccello della forca, mentre il nomignolo dell'altra è totenkrân, cornacchia della morte. Nel nostro immaginario comune, il gufo, la civetta e in genere i rapaci notturni personificano le forze oscure della notte: assenza di luce e coscienza, luogo dell'inconscio dove risiedono sogni e incubi. “E per gli uccelli che sicuri muovono le ali nell'oscurità, la notte è il giorno operoso nelle cui tenebre si prepara il destino degli uomini. Di questo destino, di cui conoscono i segreti disegni, essi rivelano all'uomo l'avvento imminente e ineluttabile”.
Geometri. La sinistra professionalità della larva della falena geometra, che “quando cade su una persona, col suo movimento ne prende le misure per la bara” (nella tradizione popolare, “se [questo bruco] percorre l'intera lunghezza del corpo senza essere interrotto dall'interessato, quest'ultimo muore entro un anno e un giorno”).
M. I gatti, associati alle adoratrici del Maligno sono sterminati durante la caccia alle streghe promossa dall'Inquisizione. Unica eccezione, quelli il cui mantello disegna sulla fronte la lettera M: “Si credeva (e la tradizione sopravvive ancora oggi) che fossero segnati dalla Madonna”.
Controllo/1. In base a una curiosa ricostruzione etimologica di Alain de Lille (XII sec.), la setta eretica dei Catari avrebbe derivato il proprio nome dal latino catus, gatto. Secondo gli inquisitori, infatti, i Catari adoravano il gatto, sotto le cui sembianze si nascondeva Lucifero, ma durante l'Inquisizione l'accusa di venerare quest'animale fu una costante della persecuzione di molti altri gruppi ereticali. Anche durante la caccia alle streghe, “l'immagine del gatto diabolico accanto alla strega è talmente ricorrente da formare un'associazione fissa”. Era noto che quanto accadeva al gatto “aveva conseguenze anche sulla strega: le percosse, le ferite subite dall'animale durante le sue peregrinazioni clandestine lasciavano inevitabilmente i segni sul corpo della donna”. (“C'era una donna che si faceva diventare gatto e andava in una casa ad ascoltare tutto quanto... Una sera che la padrona faceva la polenta, stanca di vedersi quel gatto sempre tra i piedi, gli diede sul muso col mestolo carico di pasta bollente. Il giorno dopo... ha incontrato la strega col viso tutto scottato”, cfr. L. D'Orlandi, Stregoneria, malocchio, jettatura nelle tradizioni friulane, in Ce fastu?). Le ragioni di quest'accostamento vanno probabilmente ricercate nella natura stessa del gatto, “animale libero, non asservito all'uomo. L'indipendenza del gatto rappresenta una minaccia alla sicurezza dell'uomo, un limite al suo dominio sul vivente, e in un certo senso, nel quadro della lotta tra bene e male, una sfida al potere di Dio”.
Controllo/2. Il cane ha un olfatto milioni di volte superiore a quello dell'uomo: per fare un esempio, un cane è in grado di seguire la traccia odorosa di un uomo a un mese di distanza. “Questo ci fa capire che il nostro cane è in grado di fare una vera e propria cronistoria di tutto quello che abbiamo fatto durante la giornata e delle persone (o animali) che abbiamo incontrato, semplicemente annusandoci quando torniamo a casa”.
Mici. Bastet, dea dalla testa di gatto venerata in Egitto più di tremila anni fa e conosciuta anche come Pasht, “voce, quest'ultima, le cui remote influenze si troverebbero, secondo una singolare ricostruzione linguistica, perfino nel termine inglese puss (micio)”.
Carri. Nella mitologia germanica, Freyja, moglie di Odino e dea dell'amore, della fortuna, della primavera e della fertilità, va in giro su un carro trainato da gatti.
Spiriti. Al contrario del cane, ritenuto impuro, per la tradizione islamica il gatto è un animale positivo, benedetto dal profeta Maometto (che preferì tagliar via la manica dell'abito che indossava pur di non disturbare il gatto che ci stava dormendo sopra): e gli spiriti o jinn che popolano il mondo invisibile si manifestano preferibilmente sotto questa forma. Un valore simbolico destinato a invertirsi con l'avvento del Cristianesimo, che vede il gatto in connessione col demonio, la lussuria, la pigrizia e in generale il mondo delle tenebre (secondo la tradizione popolare, un gatto nero che gira di notte potrebbe essere il diavolo travestito).
Folletti: Sempre il gatto, come già accennato, è identificato anche con la strega e il folletto (o incubo). In alcune zone d'Italia, il folletto è detto smiàgolo, mentre in Umbria appare il termine sciantarello, a indicare un mulinello di vento o un folletto “il cui arrivo viene percepito come qualcosa che si aggrappa alle coperte, come se fosse un gatto che, arrampicatosi sul letto e sul dormiente, darebbe origine a un senso di oppressione” (in Friuli, per impedire l'accesso agli spiriti, s'incastrava nella serratura una foglia di vite). In tutte queste attribuzioni prevale quindi del gatto l'aspetto lunare, notturno, magico: “Quegli stessi elementi che ne hanno fatto una divinità presso alcune religioni e una figura magica in molte tradizioni hanno contribuito anche all'utilizzo simbolico opposto, quello di emblema del male, nella religione cristiana”. Ma gli spiriti - e le streghe - possono introdursi nelle case anche passando per la finestra, in veste di formiche, o attraverso i muri, come topi: “Le streghe e gli stregoni, i maghi, sono creduti servi del diavolo, geni cattivi che, nelle notti di mercoledì o del venerdì partono dal noce di Benevento a cavallo di una scopa, oppure trasformati in formiche, girovagano per ogni luogo a far malefici” (P. C. Gandi, Errori e pregiudizi sugli animali e sui vegetali).
Rimproveri. “Che senso ha rinfacciare al gatto di essere strano, indolente, interessato, egocentrico, indifferente alle cose dell'uomo? È come rimproverare alle montagne di essere troppo alte, o all'inverno di avere le sue crudezze climatiche; ma le montagne sono belle, e pure l'inverno ha i suoi incanti. Chi ama la natura deve amare la vita, tutta la vita” (F. Talamonti, Parapsicologia e misteri del mondo animale).
Notizie tratte dal libro Animali magici di Roberto Marchesini e Sabrina Tonutti, pubblicato da De Vecchi Editore.
Animali Magici
di Roberto Marchesini e Sabrina Tonutti
De Vecchi Editore (2019)
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