Robert Doisneau

Referenze

Robert Doisneau

| Paola Rocco

Lo scatto al bacio della giovane coppia, indifferente alla folla dei passanti e al traffico di Parigi: è Robert Doisneau l’autore di una delle fotografie più famose del mondo. A lui è dedicata la mostra ospitata dal 28 maggio al 4 settembre al Museo dell’Ara Pacis a Roma. L’esposizione, a cura di Gabriel Bauret, è promossa e prodotta da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e Silvana Editoriale, col supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura.
Nato a Parigi, nel 1912, nel sobborgo di Gentilly, Doisneau è considerato (insieme a Henri Cartier-Bresson) uno dei padri fondatori della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada: il suo obiettivo cattura la vita quotidiana degli uomini e delle donne che popolano Parigi e la sua banlieue.

32396 Fox terrier au pont des Arts, 1953 HD

Fox terrier au pont des Arts, 1953 HD

Esposte nella mostra di Roma oltre 130 stampe ai sali d’argento in bianco e nero, provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau di Montrouge: è in questo atelier che il fotografo ha stampato e archiviato le sue immagini per oltre cinquant’anni ed è qui che si è spento nel 1994, lasciando un’eredità di quasi 450 mila negativi, che le due figlie continuano a valorizzare con passione, accogliendo “con grande disponibilità le richieste di editori e musei di ogni dove, in Francia come all’estero. D’altronde, Doisneau è uno dei fotografi francesi più apprezzati in Italia... I suoi archivi sono una fonte inesauribile di soggetti, fotografati nell’ambito delle sue ricerche personali, ma anche delle commissioni che nonhanno mai smesso di accumularsi dal dopoguerra in poi; non tutti sanno che Doisneau ha collaborato intensamente con la pubblicità e la stampa.

 

Paradossalmente, ciò che oggi conserviamo della sua opera non riflette in alcun modo gli anni che in Francia vengonochiamati 'i trenta gloriosi' (decadi 1950-1960-1970); questo benché collaborasse, tra le altre, con la fiorente industria automobilistica del tempo e benché le riviste gli chiedessero di documentare una società francese all’apice dellosplendore. Con il tempo, e forse per volere del fotografo stesso, le commissioni sembrano passare in secondo piano. O più precisamente, si confondono in un mare magnum di immagini molto più personali e portatrici di una sensibilità nei confronti di un contesto sociale modesto, spesso marginale...
In effetti nulla è più prezioso per lui di quel tempo libero dalle commissioni; libertà di cui approfitta per girare Parigi e lasua periferia, un territorio che ama più di ogni altro poiché è lì che può godersi il vero piacere di fotografare e che trova l’ispirazione che guida le sue avventure visive e umane (le due cose sono legate tra loro). La strada: è lì che bisogna andare, poiché vi si imparano molte più cose che a scuola, come ripete spesso ai suoi interlocutori” (dalla prefazione del curatore Gabriel Bauret).


Il percorso, articolato in undici sezioni, parte dai Concierges (1945-1953), una serie di scatti dedicati ai portinai di Parigi (perché “la vera Parigi non può essere concepita senza i suoi portinai”), passando per gli Enfances (1934-1956), i bambini che popolano le strade di periferia e per i quali il fotografo nutre un'istintiva complicità: a loro è dedicato il gran numero di scatti che li vedono protagonisti fin dalla metà degli anni Trenta. Occupation et Libération (1940-1944) registra il momento in cui Doisneau, raggiunto lo status di fotografo indipendente (grazie all'incontro con Charles Rado, fondatore dell'agenzia Rapho), vede il suo slancio spezzato dalla guerra e dall’occupazione tedesca. La vita quotidiana e gli inverni sono duri, ma la Liberazione gli offrirà l’occasione di restituire l’effervescenza che in quel momento regna sovrana a Parigi, come nello scatto intitolato Camouflage [Libération de Paris]. Mentre ne L’Après-Guerre (1945-1953) la rinascita del dopoguerra s'incarna nel passo incerto di un bambino (Les Premiers Pas) o nelle ragazze vestite a festa di Dimanche matin; o, ancora, nei sorrisi sui volti di Les Habitants de la Rue du Transvaal.

Al lavoro nel reparto pubblicitario delle officine Renault (Doisneau ci lavorerà per cinque anni, sposandosi nel frattempo con Pierrette Chaumaison, dalla quale avrà due figlie), il fotografo ha modo di conoscere da vicino “il mondo di coloro che si svegliano presto”: a loro è dedicato Le Monde du travail (1935-1950), con alcuni scatti agli operai dei sobborghi parigini, mentre ne Le Théâtre de la rue a prender campo è la scuola della strada (dal venditore ambulante di verdure de Les Oignons al Pêcheur à la mouche sèche o ancora al Père de famille). E ci sono poi le Scènes d’intérieur (1943-1970), scene d'interni nelle quali, come in Créatures de rêve, “il lato ridicolo delle situazioni è accettato in primo luogo dalle sue vittime” (Jean-Claude Lemagny) e la serie di Mode et Mondanités (1950-1952), con un Doisneau (che nel '50 ha incontrato Edmonde Charles-Roux, giornalista di Vogue) cronista della vita parigina e artistica del tempo, testimone dei balli e dei sontuosi matrimoni del dopoguerra.
Portraits (1942-1961) ospita invece una parte forse meno conosciuta dell’opera del fotografo: i molti ritratti, spesso realizzati su commissione. Davanti all'obiettivo di Doisneau sfilano pittori, scrittori, teatranti, cineasti, attori, scienziati come Picasso, Dubuffet, Alberto Giacometti, Jeanc Cocteau (dal '47 Doisneau è amico anche di Jacques Prévert e Robert Giraud, la cui personalità influenzerà il suo percorso). Per arrivare infine a Une certaine idée du bonheur (1945-1961), in cui “quello che cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”: che sia una danza improvvisata in strada (come ne La Dernière Valse du 14 juillet) o l’iconico Le Baiser de l’Hôtel de Ville.

E ancora Bistrots (1948-1957), quando, trascinato appunto da Robert Giraud, Doisneau scopre l’ambiente dei bistrot e della banlieue di Parigi. La strada lascia il posto all’esplorazione metodica degli universi più inaspettati: ne nasceranno ritratti memorabili, come quello a Mademoiselle Anita. L’opera di Doisneau è espressione di uno sguardo empatico, che diventa persino teneramente partecipe quando fotografa innamorati e bambini: “Mi piacciono le persone per le loro debolezze e difetti. Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo. Iniziamo a parlare del tempo e a poco a poco arriviamo alle cose importanti. Quando le fotografo non è come se fossi lì ad esaminarle con una lente di ingrandimento, come un osservatore freddo e scientifico. È una cosa molto fraterna, ed è bellissimo far luce su quelle persone che non sono mai sotto i riflettori”.

Mademoiselle Anita, 1951 HD

Mademoiselle Anita, 1951 HD

Un'attenzione particolare nella mostra di Roma è stata dedicata all'accessibilità: per le persone con disabilità visiva è stato infatti progettato, in collaborazione con il Museo Tattile Statale Omero, un percorso dedicato, dotato di disegni a rilievo e relative audiodescrizioni. Oltre a questi supporti, sarà disponibile un calendario di visite tattili gratuite, guidate da operatori specializzati.
Anche per il pubblico sordo saranno disponibili visite guidate gratuite alla mostra: saranno accompagnati da interpreti della Lingua dei Segni Italiana - LIS, servizio messo a disposizione dal Dipartimento Politiche Sociale e Salute - Direzione Servizi alla Persona di Roma Capitale e realizzato dalla Cooperativa Segni d’Integrazione - Lazio.
All’interno del percorso espositivo saranno inoltre proiettati spezzoni tratti dal film di Clémentine Deroudille Robert Doisneau. Le Révolté du merveilleux e un’intervista al curatore Gabriel Bauret. La mostra è accompagnata dal catalogo Robert Doisneau, edito da Silvana Editoriale. 

Condividi su
Paola Rocco

Paola Rocco

Autrice del romanzo giallo 'La carezza del ragno' e appassionata lettrice, scrive di mistery e venera Agatha Christie. Vive a Roma con il marito, la figlia e una gatta freddolosa detta Miss Poirot.

Articoli correlati

Seguici

Contattaci

Temi

Contattaci

  • Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


©2021 Massi Dicle. All rights reserved.
Privacy & Cookie policy.
Powered by microcreations.it