Agrifoglio. La bacchetta di Harry Potter è fatta di legno d'agrifoglio: per i Celti simbolo di fertilità e vita eterna, nell'antica Roma era associato a Saturno, dio dell'agricoltura e dei raccolti, e a dicembre, durante i Saturnali (tra il 17 e il 24 del mese), le sue foglie intrecciate venivano apposte a mo' di ghirlanda sui portoni e le facciate delle case. Oggi i frutti rosso vivo dell'agrifoglio sono considerati un simbolo del sangue di Cristo, e le sue foglie appuntite ricordano la corona di spine che gli cinse la fronte (in Germania l'agrifoglio è detto anche Christdorn, “spina di Cristo”).
Babbani. Nella saga della Rowling, chi non sa praticare la magia e non ha idea della sua esistenza, in breve chi è escluso dal magico universo parallelo in cui si muovono Harry e compagni (e dove lo stesso protagonista, cresciuto in un'avvilente oscurità dagli zii babbani di Privet Drive, entrerà allo scoccare del proprio undicesimo compleanno). L'appartenenza a una famiglia di maghi non comporta però alcuna superiorità. Ad esempio Hermione Granger, la giovane amica di Harry e Ron, pur essendo nata da una comunissima coppia di dentisti diventerà nel corso della storia una delle streghe più dotate di tutti i tempi. La purezza del sangue magico, e l'intento di sterminare o sottomettere chi non è in grado di dimostrarla, è invece uno dei cavalli di battaglia dei Serpeverde e in generale dei seguaci di Lord Voldemort (con allusione alle contese razziali o etniche di ogni tempo).
Emma Watson nei panni di Hermione Grange
Bacchette. Qual è il legno migliore per le bacchette magiche? La prima bacchetta di Harry Potter è fatta appunto di agrifoglio, quella di Hermione Granger di vite, quella di Ron Weasley di salice; mentre Draco Malfoy ha una bacchetta ricavata da un ramo di biancospino e il malvagio Lord Voldemort ne preferisce una di tasso (associato al concetto di longevità ma anche all'idea della morte).
Biancospino/1. Il biancospino, secondo molte tradizioni un arbusto magico: i Romani l'avevano dedicato alla dea Maia, che regnava sul mese di maggio e imponeva la castità (perché il suo era il mese delle purificazioni). Di conseguenza a maggio erano sconsigliati i matrimoni e, se proprio non si poteva fare diversamente, era d'uso “accendere cinque torce di biancospino fiorito, per placare la collera della dea” (A. Cattabiani, Lunario). Tuttavia sempre nell'antica Roma quest'arbusto era consacrato anche a Flora, che al contrario regnava sulla primavera trionfante: per questo motivo nel Medioevo veniva usato come Maggio, l'albero che, piantato nelle piazze dei villaggi e decorato con oggetti associati all'idea di fecondità, avrebbe calamitato la prosperità su tutto il paese.
Biancospino/2. In Inghilterra c'è quello di Glastonbury: a differenza del comune biancospino (che fiorisce appunto in maggio), questo gode in inverno di una crescita improvvisa e persino, vicino Natale, di una seconda fioritura (da secoli, infatti, in occasione delle festività natalizie un ramo fiorito dell'arbusto di Glastonbury viene inviato al re o alla regina d'Inghilterra). Pur non essendo più quello originario, secondo la leggenda piantato da Giuseppe d'Arimatea e giunto in Gran Bretagna con il Santo Graal (che fu sradicato dai puritani, durante la guerra civile inglese, come retaggio di magia e superstizione), in tempi recenti il biancospino di Glastonbury è diventato popolare come simbolo neopagano e viene spesso associato ai seguaci della Wicca. La bacchetta del Serpeverde Draco Malfoy è fatta di legno di biancospino.
Burrobirra. In Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, Harry sgattaiola di nascosto a Hogsmeade, l'unico villaggio abitato integralmente da maghi - dove lui non ha il permesso di andare - e assaggia la prima delle sue burrobirre ai Tre Manici di Scopa, il pub del paese, con gli amici Ron e Hermione. Quella descritta nella saga potrebbe essere la Buttered Beere: presente in The Good Husewifes Handmaide for the Kitchin, il libro di cucina scritto da Thomas Dawson nel XVI secolo, somiglia al caudle, bibita medievale a base di uova, zucchero, chiodi di garofano, zenzero e noce moscata sciolti nel vino caldo. La versione di Dawson sostituisce appunto la birra al vino e prevede l'aggiunta di burro fuso.
Rupert Grint, Daniel Radcliffe e Emma Watson nei panni del terzetto di amici
Case/1. Quattro sono le case in cui si dividono le classi alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts: Grifondoro (coraggio e bontà, la culla dei coraggiosi di cuore), Corvonero (intelligenza, “ragione e sapienza qui trovan linguaggio”), Tassorosso (abilità pratica, lealtà: “Qui la pazienza regna infinita, e il duro lavoro non è innaturale”) e Serpeverde (intelletto acuto ma facilmente sedotto dal male, “quei tipi astuti e per niente babbei”). All'inizio dell'anno scolastico, gli studenti vengono assegnati ciascuno a una casa in base all'irrevocabile decisione del Cappello Parlante, che durante la Cerimonia di Smistamento provvede a indirizzare i nuovi allievi verso quella più adatta alle loro caratteristiche (“Era un cappello tutto rattoppato, consunto e pieno di macchie. Zia Petunia non avrebbe permesso neanche di farlo entrare in casa”).
Case/2. Nel primo capitolo della saga, Harry supplica a voce bassa il Cappello Parlante - che in un primo momento sembra volerlo assegnare ai Serpeverde - di non farlo (“Tutto ma non i Serpeverde...”). E il Cappello gli darà ascolto, in base al concetto, fondamentale nella saga e più volte ribadito dalla Rowling, che “sono le scelte che facciamo... che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità”.
Harry alle prese con il Cappello Parlante
Cicatrici. Quella sulla fronte di Harry Potter, il ragazzo che è sopravvissuto, è a forma di saetta: è l'unico ricordo della furia di Lord Voldemort, che ha ucciso entrambi i genitori di Harry ma inspiegabilmente non è riuscito a fare lo stesso con lui (peraltro all'epoca poco più che un neonato), obbligando Silente all'affido temporaneo del bambino ai terribili Dursley, gli zii materni.
Cioccolata. In Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, per riprendersi dall'assalto dei Dissennatori, Harry ingurgita a fatica un pezzo di cioccolata, sentendosi però subito meglio. Nati dalla fantasia dell'autrice (che ha spiegato d'essersi ispirata a un suo periodo di forte depressione), i Dissennatori sono creature spaventose il cui bacio svuota di felicità e di luce il mondo intero. Nulla di strano, quindi, che uno degli antidoti più potenti contro il loro influsso sia il cioccolato, da sempre un efficace antidepressivo.
Civette. Gufi e civette, tradizionalmente considerati uccelli di cattivo augurio (udirne il verso era preannuncio di sventura). Di segno opposto la scelta della Rowling, che per il suo undicesimo compleanno fa regalare a Harry proprio una civetta, la candida Edvige, come custode, e attribuisce a gufi e civette il ruolo di portalettere: nel mondo dei maghi sono loro a consegnare la posta, di solito durante la prima colazione. Ambiguo come da tradizione invece il topo, il famiglio che il giovane Ron Weasley ha ereditato dai fratelli maggiori, il cui ruolo nel corso della storia si rivelerà non proprio positivo (e non è un caso allora che Grattastinchi, il gattone rosso di Hermione, gli dimostri fin da subito una certa animosità).
Harry e Edvige
Colazioni. Uova e pancetta, salsicce, pane tostato, pomodori fritti, fagioli, aringhe affumicate, funghi, pane e marmellata, porridge con crema e melassa, sanguinaccio (o black pudding): questi i piatti base della tradizionale prima colazione inglese, almeno fino alla seconda metà del Settecento. Nella Sala Grande di Hogwarts, tradizione e modernità si fondono e Harry può cominciare la giornata con dei banalissimi cereali o con aringhe affumicate e porridge alla melassa. Tra l'altro, la torta alla melassa è il suo dolce preferito.
Dubbi. “Nel dubbio, vai in biblioteca” (Hermione Granger).
Elfi/1. Impegnati come cuochi nelle cucine di Hogwarts e come elfi domestici - una sorta di riedizione in chiave magica degli schiavi di un tempo - nelle case dei maghi più facoltosi, nella saga di Harry Potter gli elfi non hanno vita facile. Legati da un contratto magico ai loro padroni, possono però riconquistare la libertà se questi gli fanno dono di un capo di vestiario, come un calzino (vedi Harry Potter e la Camera dei Segreti).
L'elfo domestico Dobby
Elfi/2. Tracce di quest'aspetto si ritrovano in moltissime storie del folklore europeo. Ad esempio una fiaba italiana vede un povero ciabattino, ormai quasi alla fame, venir soccorso da una coppia di folletti che abitano in casa e che ogni notte confezionano per lui un paio di splendide scarpine, le quali, puntualmente vendute al mercato, finiranno col riscattar dalla miseria lui e la moglie. Grato dell'aiuto, il pover'uomo decide di sdebitarsi cucendo un paio di giacchettine e due bei berrettini per gli aiutanti magici (come da tradizione abbigliati assai miseramente) e facendoglieli trovare bell'e pronti una sera, accanto al fuoco. Immediata la reazione dei folletti (“Ch'è mai questo, basto, besto? Più non calco né calpesto!”), che acciuffati gli abitini spariscono per sempre, riconsegnando il ciabattino alla più nera indigenza.
Elfi/3. Forse non altrettanto insistito nella versione cinematografica, il problema delle condizioni di vita degli elfi, costretti a turni di lavoro massacranti e in generale a un'esistenza d'inesorabile meschinità, nei romanzi è trattato molto distesamente dalla Rowling, che in Harry Potter e il Calice di Fuoco trasforma Hermione in una paladina dei loro diritti (con allusione alle battaglie per abolire la schiavitù e in generale alle lotte per i diritti e l'uguaglianza).
Fantasmi/1. A Hogwarts ce ne sono almeno una ventina: di color bianco perlaceo e leggermente trasparenti, durante la Cerimonia di Smistamento scivolano per la Sala Grande chiacchierando tra loro, mentre gli allievi del primo anno li fissano col cuore in gola. Uno dei più sorprendenti e ciarlieri è Nick-Quasi-Senza-Testa, la cui testa, appunto, solo parzialmente staccata dal collo è solita affiorare tra piatti e bicchieri dal tavolo dei Grifondoro, lamentando la propria sorte.
Fantasmi/2. Mirtilla Malcontenta, altro fantasma estremamente comunicativo che si mostra di preferenza nel bagno delle ragazze (ma non solo), lanciando sinistri ammonimenti e in generale rendendosi insopportabile. Piagnucolosa e suscettibile, Mirtilla nasconde un segreto di cruciale importanza che verrà svelato in uno dei capitoli della saga.
Folletti/1. In Harry Potter e la Camera dei Segreti, l'incapace e pavido professor Lockhart, il nuovo titolare della cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, libera in aula uno stormo di folletti della Cornovaglia, invitando gli allievi a neutralizzarli e uscendo poi in fretta dalla stanza. Dispettosi e velocissimi (in pochi minuti riescono ad appendere un alunno al lampadario e a mettere a soqquadro tutta la stanza), i folletti della Cornovaglia - o Pixie - sono però ben poco pericolosi e facilmente neutralizzabili: a Hermione basta un colpo di bacchetta per ridurli all'immobilità.
Folletti/2. Caratteristici del folklore irlandese, i Pixie sono in genere animati da una spiccata vena scherzosa e adorano giocare tiri birboni ai viandanti, spostando pietre e punti di riferimento per far perdere loro la strada (in Irlanda si dice infatti avere un Pixie come guida). Curiosamente, invece che della tradizionale sfumatura verdognola, indispensabile per mimetizzarsi tra l'erba, nel film tratto dal libro la loro pelle appare di un vivido blu elettrico.
Gatti. In Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, Hermione Granger sceglie come proprio famiglio un gattone rosso, chiamandolo Grattastinchi e suscitando l'indignazione dell'amico Ron, che si accompagna a un topo un po' malmesso di nome Crosta e teme per la sua incolumità. I gatti, specie se neri, furono ritenuti per secoli i famigli - o servitori, o compagni magici - più fedeli delle streghe, o anche streghe camuffate essi stessi (ad esempio la McGonagall se vuol serbare l'incognito prende le sembianze di un soriano, con due cerchi scuri intorno agli occhi a mo' di occhiali). Nei panni di un'agiata fattucchiera newyorkese, nel film Una strega in Paradiso (Bells, Books and Candles, 1958) Kim Novak si tiene in casa un gatto nero di nome Cagliostro.
Hermione, con in braccio Grattastinchi, e Ron
Idromele. Le quattro pinte di idromele ordinate ai Tre Manici di Scopa da Hagrid, il guardacaccia di Hogwarts, che è appena entrato nel locale insieme al ministro della Magia e ad altri professori della scuola costringendo Harry - che non potrebbe trovarsi lì - a un precipitoso nascondiglio. L'idromele è una bevanda antichissima: se ne parla già nel libro di ricette scritto da Apicio, il cuoco dell'antica Roma, che ne propone una versione arricchita con polvere di zafferano, foglie d'alloro e noccioli di dattero tritati, tostati e filtrati attraverso il carbone.
Mandragola. Le radici di mandragola, nella saga della Rowling simili a neonati bizzosi dalla voce stridula, che i giovani allievi della scuola devono imparare a maneggiare senza far danni né a loro né a sé stessi. Circondata da un alone di mistero, la mandragola (la cui radice in effetti sembra somigliare a un essere umano con tanto di testa, braccia e gambe) compare già nel III secolo avanti Cristo in un ricettario a opera di Teofrasto, che la raccomanda come base per i filtri d'amore. In area tedesca il rizoma di mandragola deriva il suo nome alraun o alraune dall'antico tedesco runa, cioè segno segreto, e secondo Jakob Grimm presso i Germani le donne sagge (medichesse, levatrici, erboriste...) erano dette aliruna.
Mollicci. In Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, ai giovani allievi del corso di Difesa contro le Arti Oscure viene proposto un Molliccio annidato nell'oscurità di un armadio: il professor Lupin lo libererà via via di fronte a ogni studente, che dovrà resistere alla tentazione di darsela a gambe e se possibile ricacciarlo nell'armadio. Creazione della Rowling, questa creatura magica prende di volta in volta l'aspetto della più profonda fonte di panico di ciascuno (i ragni per Ron, il professor Piton per Neville...). Significativo il suggerimento dato ai ragazzi per neutralizzarlo: sforzarsi di trasformare quel che fa più paura in qualcosa di buffo. Così Neville vedrà uscire dall'armadio il terribile Molliccio/Piton abbigliato come sua nonna, con tanto di borsetta e vestitone a fiori, scoppiando a ridere e rispedendolo da dov'è venuto.
Mucillagini. I marshmallow arrostiti sul fuoco da Harry e Ron: in origine erano fatti con la malva di palude - in inglese marsh mallow - dalle radici ricche di mucillagine viscida e collosa (oggi sostituita dalla gomma arabica).
Nocciole. Le fate delle favole intagliano le loro carrozze in una nocciola, “immagine botanica della luna, la Grande Madre che protegge la vita sulla terra” (A. Cattabiani, Lunario). Per questo motivo la nocciola è anche simbolo di fertilità, tant'è che in passato si regalavano noci e nocciole come augurio di fecondità. Albero magico per i Celti (che consideravano la nocciola ben protetta dal suo guscio un simbolo della sapienza interiore), per secoli i suoi rami biforcuti furono utilizzati come bacchette magiche, lo strumento di cui si servono i maghi per mettere in pratica la conoscenza acquisita in lunghi anni di difficile preparazione.
Ombrelli. Quando va a portar via Harry dagli zii, gli orribili coniugi Dursley (col loro imbarazzante rampollo Dudley), Rubeus Hagrid, il guardacaccia di Hogwarts, porta con sé un grosso ombrello rosa, che è in realtà la sua bacchetta magica opportunamente camuffata: ad Hagrid, infatti, è stato proibito di fare incantesimi, per una colpa misteriosa commessa anni prima. L'ombrello come bacchetta - o comunque interlocutore magico camuffato - è presente anche in un altro classico del genere: vi ricordate il manico chiacchierone a forma di testa di pappagallo dell'ombrellino di Mary Poppins?
Ondine/1. In Harry Potter e il Calice di Fuoco, una delle due Scuole di Magia ospiti di Hogwarts per il Torneo Tremaghi è quella di Beauxbatons, e le sue bellissime allieve sembrano delle Ondine. Spiriti dell'acqua dall'aspetto straordinariamente grazioso e conturbante e dal fascino irresistibile (a farne le spese sarà Ron Weasley), arrivano a Hogwarts su una carrozza azzurra che sembrava una grossa, fredda zucca glassata e gettano lo scompiglio tra gli allievi, ignorate invece dalle ragazze (del resto, nella categoria delle ondine rientrano anche le sirene).
Una delle allieve della Scuola di Beauxbatons
Ondine/2. L'acqua è sempre stata importante nella mitologia: la sua natura ambivalente - di dispensatrice di cibo e nutrice dei raccolti e al contempo di predatrice di vite - rende le divinità a essa associate particolarmente potenti. Nel folklore celtico, l'ambiguità di quest'elemento si riflette appunto in quella delle varie Ondine, Nixie, Naiadi eccetera, che possono unire le caratteristiche della bellezza a quelle dell'inganno.
Pasticci. I pasticci della Cornovaglia divorati a più riprese da Ron e compagni: farciti con una sorta di riepilogo di un pranzo da tre portate (verdura e frutta ai lati con un cuore di carne al centro), erano il pasto quotidiano dei minatori della Cornovaglia. Le mogli usavano incidere le iniziali dei propri mariti in un angolo della crosta, così che ognuno potesse recuperare senza difficoltà il suo nel grande forno in cui i pasticci venivano tenuti in caldo in attesa dell'ora di pranzo. Finito di mangiare, gli uomini gettavano le croste - del resto ormai impregnate dell'arsenico presente sulle loro dita - ai knockers, o Picchiettanti, gli spiriti dispettosi che popolano le miniere, per placarne la fame e garantirsene il favore.
Protezione. “Vedi, tua madre è morta per salvarti. Ora, se c'è una cosa che Voldemort non riesce a concepire, è l'amore. Non poteva capire che un amore potente come quello di tua madre lascia il segno: non una cicatrice, non un segno visibile... Essere stati amati così intensamente ci dà una sorta di protezione, anche quando la persona che ci ha amato non c'è più” (Albus Silente).
Il piccolo Harry viene lasciato agli zii da Silente e dalla McGonagall
Pudding/1. Giorgio I, detto The Pudding King per la sua insistenza affinché gli fosse portato il pudding di Natale.
Pudding/2. Il pudding, messo al bando da Oliver Cromwell perché troppo ricco e dunque peccaminoso e perché legato alle tradizioni pagane dei Celti (il pudding flambé evocava i falò dei druidi, e i Celti lo accendevano durante il solstizio d'inverno per invitare il sole a mostrarsi di nuovo). Nel solco della rimodulazione in chiave cristiana, la Chiesa cattolica stabilì in seguito che dovesse esser composto di tredici ingredienti - a simboleggiare il Cristo e gli Apostoli - e che ogni componente della famiglia dovesse contribuire a mescolarlo, girando il cucchiaio da est a ovest per ricordare il viaggio dei Re Magi fino alla grotta della Natività. Nell'inglese di oggi il termine pudding viene spesso usato genericamente come sinonimo di dolce.
Quidditch/1. Lo sport più diffuso dell'universo magico, prevede due squadre da sette giocatori e si gioca a cavallo delle scope. Quattro le squadre di Hogwarts, una per ogni casa. Scopo del gioco è ovviamente totalizzare più punti dell'avversario e in particolare catturare il Boccino d'Oro. Non più grande di una noce e provvista di lunghe ali mobilissime, questa minuscola pallina è veloce come il lampo - il che spesso neutralizza gli sforzi dei cercatori - e dotata di una memoria tattile, che conserva il ricordo del giocatore che l'ha raggiunta per primo (caratteristica importante nell'intreccio e alla base di un sorprendente scioglimento in Harry Potter e i Doni della Morte).
Quidditch/2. In Harry Potter e la Pietra Filosofale, il primo capitolo della saga, Harry accetta la sfida dell'insopportabile Draco Malfoy e si libra in volo sulla sua scopa sebbene non abbia ancora il permesso di farlo, rischiando d'essere espulso dalla scuola. Quando però la professoressa McGonagall lo scorge volare dalla finestra del suo studio, invece di punirlo si precipita a presentarlo al capitano della squadra dei Grifondoro. Harry diventa così il più giovane cercatore di Quidditch che Hogwarts abbia avuto da almeno un centinaio d'anni a questa parte, come gli spiegano i gemelli Weasley.
Salice. Consacrato a Ecate e Persefone, entrambe dee lunari e regine degli inferi, a causa della connessione con la Luna il salice è diventato l'albero degli incantesimi e, nel Medioevo, quello delle streghe. Secondo quanto osserva Robert Graves, nell'Europa del Nord il suo legame con le streghe è così forte che le parole witch, strega, e wicked, malvagio, derivano dallo stesso termine che anticamente indicava il salice e da cui deriva anche wicker, vimine. I Romani lo chiamavano salix, ma in origine veniva anche detto appunto vimen, vimine (da cui il nome di uno dei colli di Roma, il Viminale, un tempo coperto di salici). La bacchetta di Ron Weasley è fatta di legno di salice.
Scacchi/1. In Harry Potter e la Pietra Filosofale, durante le feste di Natale Harry e il suo amico Ron appaiono spesso impegnati a giocare a scacchi, e una partita a scacchi è al centro anche dello scioglimento finale. Gli scacchi risalgono ai tempi della Roma imperiale: a dicembre, nel periodo dei Saturnali (come in ogni altro periodo di caos rituale), ai Romani era permesso giocar d'azzardo (e, sempre nell'ottica del disordine rituale e del rovesciamento dei ruoli, in questi giorni era d'uso che gli schiavi fossero serviti dai padroni). Proibito per tutto il resto dell'anno, il gioco d'azzardo era infatti considerato anch'esso un atto magico, in stretta connessione appunto con la funzione rinnovatrice di Saturno, “che distribuiva le sorti agli uomini per il nuovo anno” (A. Cattabiani).
Harry e Ron giocano a scacchi con la supervisione di Hermione
Scacchi/2. Per questo motivo, durante i Saturnali ci si sfidava alla tavoletta, una specie di dama percorsa da minuscole quadriglie d'avorio, a imitazione degli spettacoli del circo; ma anche ai calculi, trentadue pedine d'avorio, vetro o metallo, distinte in due gruppi di colore e usate per un gioco appunto simile agli scacchi, in cui si doveva evitare che la propria pedina venisse circondata e catturata (traccia sbiadita di questi giochi si ritrova nell'attuale tombola natalizia e nei giochi di carte tipici del periodo).
Silente/1. Albus Silente, traduzione italiana di Albus Dumbledore, che invece grossomodo significa “il ronzante”: in inglese, dumbledore è il nome arcaico di bumblebee, il calabrone, e la Rowling ha dichiarato d'aver pensato al preside di Hogwarts come a “un mago benevolo, sempre in movimento, che mormora continuamente tra sé e sé”. Nell'introduzione all'edizione italiana (per i tipi della Salani), Stefano Bartezzaghi giustifica la scelta dei traduttori spiegando che Silente “era parso adeguato per un mago bizzarro ma dal temperamento solenne e capace di tenere in soggezione i suoi nemici”; e che, per quanto poi l'autrice abbia motivato in senso opposto la scelta del nome, “la storia dimostrerà che proprio i silenzi di Albus hanno avuto un ruolo determinante, e anche negativo, nelle avventure di Harry Potter e nella lotta contro la Magia Oscura”.
Michael Gambon nei panni di Albus Silente
Silente/2. Del resto, in Harry Potter e la Pietra Filosofale è lo stesso Silente a rispondere al ragazzo - che gli chiede spiegazioni sul suo passato - che “la verità è una cosa meravigliosa e terribile, e per questo va trattata con grande cautela”.
Soffitti. Il soffitto di Hogwarts, che un incantesimo rende simile in ogni istante al cielo che c'è fuori: la sera del suo arrivo, ad esempio, alzando lo sguardo Harry vede “un soffitto di un nero intenso trapunto di stelle”. Un bel cambiamento rispetto al soffitto inclinato del ripostiglio sotto le scale, dove ha dormito per tutti i primi undici anni della sua convivenza con i Dursley.
Streghe/1. Le streghe, dal latino strix, strigis, uccellacci “dalla testa grossa, occhi fissi, becco rapace, bianche le penne e artigli a mo' di uncino” (A. Cattabiani), che secondo una credenza popolare - riferita da Plinio il Vecchio - erano donne trasformate per magia appunto in uccelli. Furono quindi le striges a dare il nome alle streghe medievali, anch'esse volanti a bordo delle scope.
Streghe/2. Condannata come satanica fin dal primo Medioevo, la figura della strega appare il risultato di un processo di demonizzazione della religione romana sopravvissuta nei villaggi, o pagi (da cui il termine paganesimo): non è un caso che fin dal IX secolo la si immagini in volo notturno assieme alla dea Diana, “l'arcaica signora delle selve assimilata alla luna” (A. Cattabiani). Accanto a Diana volava poi un'altra regina delle streghe, Erodiade, confusa nel folklore popolare con la figlia Salomè, che aveva chiesto e ottenuto la testa del Battista su un piatto dal dissoluto patrigno Erode Antipa, come premio per la sua danza. Spogliata di ogni connotazione negativa, nella saga della Rowling la figura della strega vede in Hermione Granger una delle sue più valide rappresentanti.
Stufati. In Harry Potter e il Calice di Fuoco, per accogliere degnamente le due Scuole di magia che saranno ospiti di Hogwarts per il Torneo Tremaghi gli elfi impegnati nelle cucine del castello superano sé stessi con una serie di ricchi stufati e ottimi pasticci. Lo stufato è il piatto nazionale irlandese (i complessi di musica irlandese si definiscono appunto Irish Stew) e prevede innanzitutto una grossa pentola, da riempire via via con strati sovrapposti di cipolla, agnello e patate a tocchetti, insaporiti con spezie e aromi e lasciati a sonnecchiare nel brodo bollente.
Tasso. La bacchetta in legno di tasso di Lord Voldemort, il Signore Oscuro: simbolo di morte per le antiche civiltà mediterranee, nel Riccardo II di Shakespeare quest'albero è detto doppiamente mortifero, perché tossico quasi in ogni sua parte e perché col suo legno si fabbricarono per secoli lance e archi. Il tasso, che può vivere anche diversi millenni, è però associato pure all'idea di longevità (e infatti Lord Voldemort appare dominato da un'insana ossessione per l'immortalità). I tassi abbondano nei cimiteri inglesi: in quello gallese di St Cynog, a Defynnog (Powys), è possibile ammirarne uno di ben 5063 anni.
Torte. Presenza ricorrente nella saga di Harry Potter - dai sontuosi banchetti d'inizio anno alle cenette di Natale in casa Weasley, passando per il multiforme carrello dei dolci dell'Hogwarts Express - il cibo è un componente spettacolare delle avventure del giovane mago, sia libresche che cinematografiche. In Harry Potter e il Principe Mezzosangue, il professor Lumacorno propone al ristretto gruppo di alunni selezionato per il suo party privato una selezione di panini, tartine e torte farcite, o pies, un classico della tradizione culinaria anglosassone. “Il nome pie deriva appunto dall'abitudine, diffusa fin dal Medioevo, di farcire le torte con ripieni d'ogni tipo, come fosse il bottino di una gazza ladra (in inglese magpie)” (In cucina con Harry Potter. Il ricettario non ufficiale).
Velieri. Per arrivare a Hogwarts, la scuola di Durmstrang emerge dalle acque che circondano il castello a bordo di un veliero con i boccaporti ricoperti di ghiaccio e il sartiame candido di neve.
Vischio. In Harry Potter e l'Ordine della Fenice, poco prima delle vacanze di Natale Harry e la sua innamorata si ritrovano da soli in un'aula deserta (che è in realtà la Stanza delle Necessità, dove si materializza magicamente tutto ciò di cui abbiamo bisogno...) e sulle loro teste sboccia un ramo di vischio carico di bacche. Legato al solstizio invernale, il vischio è uno degli arbusti simbolo del Natale: i Celti lo raccoglievano nella sesta notte dopo il solstizio, detta notte madre, per poi appenderlo sulla soglia di casa e assicurarsi la felicità. Pianta semiparassita e sempreverde in genere ospitata da querce e meli selvatici, presso questo popolo il vischio era considerato magico proprio perché non aveva radici, ma cresceva liberamente sugli alberi librandosi a mezz’aria. Lo coglievano i druidi, tagliandolo con un falcetto d’oro.
Vite. La vite, nella religione degli antichi Greci sacra a Dioniso e pianta simbolica anche per gli Ebrei (per i quali, mentre marciavano nel deserto, il grappolo d'uva portato dagli esploratori a Mosè fu prova dell'esistenza della Terra Promessa) e i Cristiani (che vedono nel grappolo sospeso al legno una profezia del Cristo). La bacchetta di Hermione Granger è fatta di legno di vite.
Volumi. “Il primo volume della saga, Harry Potter e la Pietra Filosofale, è la storia di un ragazzino orfano e infelice che si riscatta dal mondo dei Babbani e scopre chi è veramente... L'ultimo volume è una storia di morte, di terrore e orrore, di solitudine forse irrimediabile, di lotta (individuale, ostinata, incompresa, quasi senza speranze) contro la forza apparentemente invincibile dell'andare a rotoli del mondo” (Stefano Bartezzaghi).
Il primo volume della saga edita per noi da Salani
Le notizie sul cibo in Harry Potter sono tratte da: In cucina con Harry Potter. Il ricettario non ufficiale, Dinah Bucholz, Vallardi, 2019.
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