Il selfie di Chiara Ferragni a Sanremo

Piaceri

Sanremo 2023 le pagelle della prima serata

| Elisabetta Malantrucco

Sui social del Festival di Sanremo è apparso lunedì sera un fantastico: Parappappappaparà, scritto proprio così, perché loro ci tengono “…alle tradizioni, quindi anche quest’anno vi beccate il PARAPPAPPAPPAPARÀ a mezzanotte!”
Ce lo becchiamo e lo cantiamo tutti questo richiamo ai Festival legati a Pippo Baudo e alla loro indimenticabile sigla, che continua a essere per la maggioranza un vero e proprio richiamo della foresta, tipo urlo di Tarzan. Ci sono molte cose da dire quest’anno, ma trattandosi di un articolo di pagelle, si proverà a dirle proprio usando i voti.

Amilcare Rambaldi
Voto 10
Sono purtroppo molte le persone che non conoscono Amilcare Rambaldi, citato ieri sera da Benigni. Partigiano, esportatore di fiori di Sanremo, operatore culturale, è il primo a ipotizzare e a proporre, nell’immediato dopoguerra, un Festival di canzoni italiane da realizzare all’interno del Casinò municipale, insieme a una serie di altri progetti, presentati al Comune dagli operatori cittadini. In quel momento l’idea non viene accolta, ma pochi anni dopo verrà riproposta da altri e il primo Festival prenderà il via, con Nilla Pizzi a ringraziare dei fiori. 
Nel 1967 però, durante lo stesso Festival, Luigi Tenco muore, ucciso da un colpo di pistola sparato forse da lui stesso. Il forse ormai è obbligatorio perché sono in tanti – e si tratta di pareri autorevoli e circostanziati – a ritenere che non sia andata proprio così. Comunque la si pensi e sia quel che sia, pochissimi anni dopo, col nome di Luigi, Amilcare Rambaldi fonda un Club che ha come scopo ridare dignità alla canzone. Dignità artistica naturalmente. E nel 1974 Amilcare e i soci volontari del suo Club danno vita alla Rassegna della Canzone d’Autore, sempre a Sanremo. Rassegna e Club, con alterne vicende, esistono ancora e assegnano, grazie a una giuria di critici musicali, le targhe che premiano i migliori dischi italiani di qualità. Amilcare non c’è più da tanti anni ma merita un dieci per sempre. Ciao ragazzo!

Sergio Mattarella
Voto 10
Fece scalpore nel 1982 l’entusiasmo del grande Pertini al Santiago Bernabeu, in occasione della finale dei Mondiali di calcio che vide vittoriosa l’Italia sulla Germania Ovest. Quello fu un momento di condivisione e di gioia dopo anni terribili e nessuna retorica, che pure non manca mai nel ricordare questi episodi, potrà mai diminuirne l’importanza. Del resto, il Presidente si reca anche alla prima della Scala, che al di là dell’alta borghesia milanese che va a fare la passerella, continua a celebrare l’Opera lirica, l’evento nazional popolare più amato dal popolo italiano per oltre un secolo. Il gesto di Mattarella è una grandissima vittoria per il Festival, per la Rai, per Amadeus ovviamente. È il riconoscimento dell’evento nazional popolare per eccellenza che si trasforma in una festa collettiva e laica (a meno che domani sera non si annunci la presenza di Papa Francesco… non ci sarebbe da meravigliarsi) che coinvolge milioni di persone, giovani e vecchi (visto il cast), e anche coloro i quali vivono tutti gli altri giorni dell’anno esclusivamente per la musica di qualità, d’arte e di autore, come chi scrive questo pezzo. Lo dimostra pure il FantaSanremo, nato da una idea geniale di privati e che sta coinvolgendo una quantità impressionante di gruppi di giocatori. Addirittura, nel tradizionale Sorrisi e Canzoni Tv che riporta i testi dei cantanti in gara, c’è tutta un’ampia sezione che spiega il gioco e come parteciparvi. 
Ma, tornando a Mattarella, il dieci è strameritato, perché significa avere fino in fondo il senso delle cose. E poi perché il suo sorriso sempre vagamente melanconico, la sua dirittura morale, la sua serietà, ma anche tutta la sua umanità fanno bene, anche a chi fa finta di no. È stato bello vederlo ridere di cuore, cantare l’inno, ascoltare con attenzione Benigni, entrare perfettamente nella parte. Abbiamo bisogno di Mattarella come del pane, come di salvaguardare la Costituzione, che ha 75 anni ma non mostra vecchiezza. E va fatto anche al Festival di Sanremo. Anzi, forse, soprattutto. 

Gruppi di ascolto
Voto 10
I gruppi di ascolto sparsi in tutta Italia, con le palette o con i fogli per dare i voti, i pronostici, le birre, i supplì, le frappe, i canti in coro sono un elemento essenziale dello spettacolo sanremese.
A partire dagli anni Sessanta – quando nonna Augusta invitava a casa gli amici che avevano il negozio di fiori (i fiori tornano sempre) a Via del Pantheon ogni anno - fino a oggi - con le cene, le pizze al taglio e pure le chat di whatsapp che, Lazzare e Lazzarone, vengono resuscitate ogni febbraio - i gruppi di ascolto con spirito carnascialesco rappresentano i tifosi sugli spalti delle partite di pallone. Ci sono le tribune, le tribune vip, i posti vuoti e le curve con gli ultras. E naturalmente il settore ospiti che grida contro. Perché Sanremo è Sanremo (parappappappaparà).

Roberto Benigni
Voto 8
La prima volta che Roberto Benigni è salito sul Palco dell’Ariston non è stato al Festival, ma proprio a quella Rassegna della Canzone d’Autore di Amilcare Rambaldi di cui sopra. Ce lo portò Giancarlo Governi e in cambio il Tenco ebbe una Rai Due davvero all’avanguardia. Era il 1976. Benigni aveva il ruolo di tappabuchi, cioè quello dell’intrattenitore del pubblico durante i cambi palco. A pensarci bene anche gli ospiti al Festival di Sanremo sono un poco tappabuchi. Quella era però l’epoca di Tele Vacca, invece oramai Benigni ha la fama di fare il vicario di Francesco come Francesco fa il vicario di Cristo. 
Ma stasera no: stasera era in forma, gagliardo e le sue prime parole sono state proprio per Amilcare in qualità di ideatore del Festival: che soddisfazione! E poi è venuto a parlare di Costituzione, con il garbo e l’amore di cui è capace, e con forza visionaria, sotto lo sguardo contento e soddisfatto del Presidente. Sì: siamo molto lontani da quel vecchio Benigni. Ma si cambia. E poi l’importante è che stasera sembrava davvero felice.

Brividi di Mahmood e Blanco
Voto 7
L’anno scorso, dando i voti, avevamo detto del loro pezzo che avrebbe potuto vincere. E in effetti, voci particolari su una melodia che più classica non si può: la quadratura del cerchio a Sanremo. Era ed è un buon pezzo per vincere, ma si continua a preferire la forza dirompente di “Soldi”. E poi… vogliamo parlare della bici di diamanti? La bici di diamanti appare come tante altre frasi senza senso delle canzoni. Anche di canzoni illustri; perché se tutti pensiamo a quel: In tutti i luoghi e in tutti i laghi, come dimenticare però il vagare nei campi del Tennessee di Battiato e quell’incomprensibile ragionamento di Pino Daniele, per cui chi vuole un figlio non insiste? E quindi diciamo pure che è ora di vagare sui campi del Tennessee sopra una bici di diamanti, proseguendo fino alla regione dei grandi laghi, perché, volendo un figlio, meglio andarsene e non insistere. P.S. non hanno cantato in play back. Non era scontato. P.P.S. Il casino che ha fatto Blanco è incommentabile. Inclassificabile. E subito dietro la lavagna!

Chiara Ferragni
Voto 7
Bella, elegante, spigliata, potrebbe gestire un talk show, perché è anche simpatica. Il primo messaggio è per le donne: PENSATI LIBERA, che deve essere parola d’ordine di ogni ragazza. Quanto può aiutare tante giovanissime un messaggio di una come Chiara Ferragni? Moltissimo. E quindi no: non solo slip, trucchi e borse, ma anche dignità e libertà. Certo però speriamo di non vedere frotte di giovinette vestite con capezzoli e ombelichi disegnati, perché è vero che non bisogna vergognarsi del proprio corpo, ma averne consapevolezza sì. La lettera, che probabilmente avrà parlato a tante di queste ragazze alla ricerca di conferme per la propria fragilità, è stata un po’ patetica. Soprattutto, troppo lunga. Però il finale sulle donne c’è piaciuto. Quello che dice sulle madri e sulle donne (e sugli uomini) è giusto. Non basterà certo a fare una rivoluzione, ma magari a cambiare qualche atteggiamento nell’affrontare la vita e i sensi di colpa sì. Importante il momento della Rete DIRE, contro la violenza sulle donne. 
E ora, finalmente, le canzoni:

Anna Oxa (A. Oxa, F. Bianconi, Kaballà, F. Zanotti) – Sali (canto dell’anima)
Voto 4
Già il testo, muovendosi tra redenzione e morte mette in effetti una certa angoscia. Ma non importa, perché per capirlo bisogna rassegnarsi a leggerlo: non si è capita una parola. Un’interpretazione drammaticamente gorgheggiante e grida finali incomprensibili e anche vagamente spaventose. Ma perché? Aspettando una risposta e una migliore performance con qualche urletto di meno, per ora col voto ci si tiene assai bassi. 

gIANMARIA (G. Volpato, G. Manilardi, V. Centrella, A. Filippelli, V. Petrozzino, G. Volpato, G. Manilardi) – Mostro
Voto 6 +
Non è certo una canzone adatta a una playlist di una boomer come l’autrice dell’articolo. Ma questa è una canzone buona e il ragazzo con l’iniziale minuscola e tanto alto da giustificare tutte le altre lettere maiuscole, ha stoffa. Il pezzo suona bene, lui ha tenuto il palco e il testo, sui rapporti familiari, è intelligente. Si farà e ha anche le spalle larghe. 

Mr. Rain (M. Balardi, L. Vizzini, F. Abbate, M. Balardi, F. Abbate) – Supereroi
Voto 3
L’amore invincibile, le lacrime, le ali spezzate potevano pure andare, ma i bambini che fanno il coro no. Cosa c’entrano? La sto già sentendo in radio con i ragazzini a fare i cori questa estate nei villaggi turistici. Che qualcuno ci salvi.

Marco Mengoni (M. Mengoni, D. Petrella, D. Simonetta, D. Petrella) – Due vite
Voto 7 
Forse il pezzo non è eccezionale, il testo non è convincente, ma certo va bene per Sanremo, così come gira bene il sound e l’interpretazione. Marco Mengoni è un artista serio e la differenza con tutto quanto sentito fino al momento della sua performance si sente così forte, da rinfrancare le orecchie. Mengoni si conferma tra i migliori del pop italiano. Con un brano più originale avrebbe avuto un voto molto più alto. Piacerà agli adolescenti degli anni Ottanta che amavano i vari Claudio Baglioni. Può vincere. 

Ariete (E. D’Erme, A. Del Giaccio, D. Faini, V. Centrella) – Mare di guai
Voto 6
Ancora una canzone che parla di abbandoni, di separazioni e di speranze, un’aria e una voce vagamente infantili. Ariete ha un grande talento e il pezzo suona bene, molto radiofonico, ma onestamente non è abbastanza. Poi da un brano scritto con Calcutta e Dardust ci si aspettava di più. Una sufficienza risicata. 

Ultimo (N. Moriconi) – Alba
Voto 6 +
Questo è un brano già sentito, ma non nel senso del plagio o dell’autoplagio; si fa riferimento alla struttura della canzone e anche del testo scontatamente esistenziale. C’è poi questo “decollo” interpretativo finale, questo crescendo della voce un po’ da “bullo” che non convince. Ovviamente merita la sufficienza, perché si parla di un artista che le canzoni le sa scrivere e cantare. Può vincere.

Coma_Cose (F. Zanardelli, F. Mesiano, F. Dalè, C. Frigerio, F. Zanardelli) – L’addio
Voto 6 1/2
I Coma_Cose hanno una bella scrittura, di testo e musicale; le loro voci continuano però a sembrare immature (ma questa, a quanto pare, è una cifra contemporanea) e la performance non è impeccabile. P.S. “la cicatrice quando togli il piercing” è un verso che ci fa sentire così vecchi e fuori contesto che… P.P.S. Meno male che la loro crisi è superata.

Elodie (F. Abbate, J. Ettorre, E. Di Patrizi, F. Catitti, F. Abbate, J. Ettorre) – Due
Voto 8
Elodie è brava, piena di talento, canta bene; il brano suona alla grande, ha un bel groove; verrà cantato e ballato. Da domani sarà il tormentone radiofonico per eccellenza e lo resterà per mesi. Il testo ha richiami evidenti a “Se telefonando” e speriamo si tratti solo di una citazione; perdonabile il Niagara degli occhi. Anche lei può vincere.

Leo Gassman (R. Zanotti, L. Gassman, G. Pesenti, M. Paganelli, R. Zanotti) – Terzo cuore
Voto 6 1/2
Scritta con Zanotti dei Pinguini Tattici, ha un testo molto fragile, ma il pezzo suona bene, è ben cantato, è simpatico, gira bene, pur nella sua immensa leggerezza... il bello però è che non lo nasconde nemmeno un po’. 

I Cugini di Campagna (D. Mangiaracina, V. Lucchesi, F. Gargiulo, D. Mangiaracina, V. Lucchesi) – Lettera 22
Voto 7
Una canzone per certi versi sorprendente: dopo aver sentito i Pooh, lì per lì poteva pensarsi fossero tornati in scena. Ma no! Sono I Cugini di Campagna! E così tutti gli anni Settanta con i falsetti e le melodie stucchevoli sono arrivati sul Palco dell’Ariston. Senonché il refrain in pieno stile Rappresentante di lista (autori del brano) arriva improvviso, prepotente, magnificamente dance. Bravi! P.S. Sono loro ad aver rubato la bici di diamanti per cucirli sui vestiti? Fantastici. 

Gianluca Grignani (G. Grignani, E. Melozzi) – Quando ti manca il fiato
Voto 7 1/2
Finalmente un testo degno di questo nome. Una intensa interpretazione, vera e sentita, ma penalizzata perché coperta dall’orchestrazione che qualcuno ha trovata eccessiva. Non chi scrive questo pezzo, che ha ascoltato in cuffia.

Olly (F. Olivieri, E. Lovito, J. Boverod, F. Olivieri, E. Lovito) – Polvere
Voto 3
A parte Nuvolone e Scatolone non si capisce altro. Di certo sarà l’hit delle playlist negli store di intimo. Insufficienza piena.

Colla Zio (A. Malatesta, A. Arminio, F. Lamperti, T. Bernasconi, T. Manzoni, A. Malatesta, A. Arminio, F. Lamperti, T. Bernasconi, T. Manzoni, G. Pesenti) – Non mi va
Voto 4
“Tu sei come tabacco io matto uno scacco”: sembra la storia di uno in preda a un delirio notturno. Non si capisce niente, tra rime e assonanze e autotune. Funzionerà moltissimo, piacerà tantissimo, la balleranno sulle spiagge, nasceranno delle danze specifiche. Ma è terribile lo stesso. 

Mara Sattei (D. David, E. Brun, D. Mattei, D. David) – Duemilaminuti
Voto 5
Storia di un amore ammalato, il brano è scritto da Damiano dei Måneskin e suona come milioni di altri brani che sentiamo normalmente in radio. Meriterebbe la sufficienza, ma l’interpretazione appare tirata via; il novanta per cento di questi ragazzi dovrebbe fare un corso di dizione. È evidente che strascinare, mal pronunciare e conservare un timbro adolescenziale sono scelte di produzione. Ma è un affronto al bel canto. Soprattutto quando, come in questo caso, il talento e la voce non mancano davvero. 

A domani, amici di Pane e Scorpioni, se vi va!

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