Tradizionale è ormai diventata la serata di Sanremo dedicata all’esibizione del cantante in gara in coppia con un artista venuto da fuori. Inizialmente l’idea era quella di presentare il brano con un vestito diverso: un nuovo arrangiamento e nuove voci e suoni regalati alla platea. Ma da qualche anno si è deciso che più interessante fosse immaginare una gara nella gara e far proporre ai concorrenti altre canzoni, lasciando aperta la possibilità di esibirsi in coppia con un artista scelto per l’occasione.
Non entriamo nel merito di questa idea: di certo far cantare delle cover di brani di successo a interpreti vecchi e nuovi è utile, strizza l’occhio a un certo tipo di spettatori e spezza la monotonia. Pier Paolo Pasolini diceva che niente come una canzonetta – lui le chiamava così – è in grado di suscitare le intermittenze del cuore di cui scriveva Proust nella Recherche. E noi, più modestamente, potremmo aggiungere che sono intermittenze anche negli apparecchi dell’Auditel.
Amadeus però non parla di serata dei duetti o di serata delle cover, ma di serata dedicata alla Canzone d’Autore e su questo invece qualcosa dobbiamo dire, prima di partire con le pagelle. Cosa è infatti una canzone d’autore? Ci sono varie scuole di pensiero, dibattiti e fiumi di inchiostro sull’argomento. Scartata la facile frase fatta per cui ogni canzone ha un autore, forse risulta necessario un breve riferimento storico. In Apocalittici e Integrati, Umberto Eco fu il primo negli anni Sessanta a parlare di “canzoni diverse”, per distinguere dalle canzonette commerciali quelle che nascevano con una esigenza di espressione, come una forma d’arte, appunto. Nel 1969, il 13 dicembre per la precisione, un giovane giornalista de L’Arena di Verona, Enrico de Angelis, inaugurò una nuova rubrica che doveva occuparsi di musica di qualità. Cercando un titolo, pensò appunto come prima cosa all’espressione di Eco, che però non gli piaceva. Scelse quindi “Canzone d’Autore”, mutuando la definizione (e il senso) dal Cinema d’Autore. La nascita nel 1974 della Rassegna della Canzone d’Autore di Sanremo (il famoso e famigerato Premio Tenco), grazie agli sforzi di Amilcare Rambaldi, contribuì fortemente al successo e alla diffusione di questo modo di dire.
Che cosa è quindi, in sintesi, la Canzone d’Autore? Una forma d’arte, un genere “letterario” più che musicale. Quella forma grazie alla quale un artista esprime se stesso e la sua idea del mondo grazie a musica e parole, nel tempo e nel modo di una canzone. Non è questa l’occasione giusta per ragionare su questo concetto. Ma conoscere questa definizione obbliga a chiedersi cosa mai c’entri un brano degli 883 con la canzone d’autore. Perché non dire che la serata è dedicata al Pop italiano di tutti i tempi? In modo da ricomprendere Endrigo e Rosamunda? Pensateci l’anno prossimo.
L’altro discorso che va fatto necessariamente è quello sulle cover. Le nuove versioni delle canzoni sono un campo minato: sono come le traduzioni che per forza tradiscono. E sono, allo stesso tempo, un campo di prova fondamentale per un artista completo. Il trucco è trovare il giusto equilibro tra la copia e lo stravolgimento immorale. Equilibrio tra etica ed estetica insomma. Vediamo come è andata!
Le pagelle sono in rigoroso ordine alfabetico, come si fa a scuola!
Aiello feat. Vegas Jones “Gianna” (Rino Gaetano) 4. Se fosse dipeso solo da Aiello il 2 era certo. Però l’arrivo di Vegas in qualche modo ha raddrizzato la situazione drammatica. Ma perché trasformare un brano allegro, divertente pieno di sole e di vita in una invettiva arrabbiata?
Annalisa feat. Federico Poggipollini “La musica è finita” (Bindi, Califano, Salerno) 7. Annalisa ha una bella voce, ma questo arrangiamento da telefilm poliziesco anni Settanta rende ansiosa una delle più belle melodie della storia della canzone italiana. E copre pure Poggipollini.
Arisa feat. Michele Bravi “Quando” (Pino Daniele) 7. Arisa è brava, lui piace un po’ meno. Una interpretazione rispettosa e dignitosa, nessun fuoco d’artificio.
Bugo feat. Pinguini Tattici Nucleari “Un’avventura” (Battisti, Mogol) 3 Non si può distruggere così un piccolo gioiello della musica italiana. Con quelle percussioni che sembravano tutte botte in testa alla nostra pazienza. Sono riusciti a togliere ritmo ad un pezzo pieno di energia. Si è ammosciato anche il fazzoletto al collo di Lucio. Pickett buttato a forza in un bus in gita scolastica. Sono arrabbiata!
Colapesce - Dimartino “Povera Patria” (Battiato, Pio) 7. Il voto ancora una volta è una media tra la grandezza del brano e la povertà della cover. Una versione pulita, ben fatta, ma niente affatto originale, con due voci che purtroppo non sono all’altezza dell’importanza della canzone. Il vestito è sempre lo stesso. Per fortuna alla fine è arrivata la voce di Battiato.
Coma_Cose feat. Alberto Radius e Mamakass “Il mio canto libero” (Battisti, Mogol) 5. Radius da solo è da dieci, ma neanche lui fa arrivare il brano alla sufficienza. Il vestito dato alla canzone sarebbe stato anche interessante, ma purtroppo i Coma_Cose non sono all’altezza, perché cantano senza originalità e a volte perdono l’intonazione e il ritmo.
Ermal Meta feat. Napoli Mandolin Orchestra “Caruso” (Lucio Dalla) 7. Ermal fa davvero del suo meglio. Canta molto bene, gli archi e le corde lo accompagnano alla grande. Ma il brano è difficile: in un attimo rischia di diventare patetico. Dalla lo cantava in equilibrio e la sua voce rendeva tutto credibile; la retorica che abbiamo sentito nella voce di Ermal, lì era magia. Perché un brano è melodia, testo, ritmo, voce, interpretazione. Per quanto sia tutto impeccabile – e su questo siamo d’accordo con il giudizio dell’Orchestra – qualcosa è rimasta stucchevole per il nostro esigente palato.
Extraliscio con Davide Toffolo feat. Peter Pichler “Medley Rosamunda” 8. Divertenti, bravi, geniali: spettacolo allo stato puro. Avremmo potuto rimanere a sentirli e a ballare con la mascherina. E le ciabatte. Meritavano anche di più, ma qualcuno ha già fatto qualcosa di simile prima di loro: Vinicio Capossela. Però l’arte è bella quando viene condivisa. Evviva!
Fasma feat. Nesli “La fine” (Tarducci, Zangirolami) 3. D’altronde pure il microfono spento - che ha costretto a ricominciare da capo - ha ritenuto brutta la canzone, figuriamoci la cover (anche se in precedenza Tiziano Ferro era riuscito in quella impresa rarissima di migliorare l’originale). Difficile dare un giudizio su un’accozzaglia di parole e parolacce condita con grida sparse. Inconsistenza ripetuta una volta e mezza e moltiplicata per due.
Francesco Renga feat. Casadilego “Una ragione di più” (Beretta, Califano, Vanoni, M. Reitano, F. Reitano) 4. Il voto sarebbe molto più basso, ma Casadilego fa tenerezza. Questo è un esempio classico di tutto quello che non dovrebbe essere mai fatto quando si fa una cover. Hanno straziato un brano bellissimo e lo hanno anche reso incomprensibile. Una ragione di meno.
Fulminacci feat. Valerio Lundini e Roy Paci “Penso positivo” (Jovanotti, Saturnino) 8. Lì per lì sembrava una copia e non una cover. E una copia sarà sempre meno bella dell’originale (con qualche eccezione in realtà, come abbiamo visto prima). Ma quel finale - con Madre Teresa e Che Guevara e l’acquasantiera grande come il Vaticano - di Lundini vale così tanto che secondo me Jovanotti lo farà suo in concerto. Paci gasatissimo.
Gaia feat. Lous and the Yakuza “Mi sono innamorato di te” (Luigi Tenco) 10. Uno dei pezzi più importanti della storia della canzone d’autore. Una interpretazione emozionante, perfetta, di grande classe. Gaia è coraggiosa a reggere il confronto con Lous and the Yakuza, una Dea francese con una voce d’angelo.
Ghemon feat. Neri per Caso “Medley L’essere infinito (L.E.I)” 8. Intelligente questo medley a cappella, elegante, tecnicamente ineccepibile. Ghemon è a suo agio. Poi entra l’orchestra e qualcosa si perde (soprattutto nel passaggio sulla Canzone del sole). Ma grande dignità e rispetto. Bravi.
Gio Evan feat. Cantanti The Voice Senior “Gli anni” (Max Pezzali) 6. Non male questa versione da Musical e vale senza dubbio l’effetto sorpresa. Bravi i cantanti di The Voice Senior. Purtroppo, Gio Evan risulta completamente inutile. A lui va però il merito di averci pensato. Sarà stato lui?
Irama (con la voce recitata di Francesco Guccini) “Cirano” (Bigazzi, Dati, Guccini) 9. Ottima cover, rispettosa, senza scimmiottare un pezzo meraviglioso, intelligente, straziante eppure pieno di speranza. E poi la voce di Guccini! Che colpo trovarla sul palco del Festival di Sanremo. Che emozione. Considerato poi che si trattava solo della prova generale... bravo Irama!
La Rappresentante di Lista feat. Rettore “Splendido Splendente” (Rego, Rettore) 7. Grande ritmo, grande bravura, grande energia. Ma la canzone è tale e quale all’originale. Come ripeteremo e abbiamo già detto in altri casi, lo sforzo dove sta? P.S. complimenti alla voce splendida splendente di Rettore.
Lo Stato Sociale Feat. Emanuela Fanelli e Francesco Pannofino e i lavoratori dello spettacolo “Non è per sempre” (Manuel Agnelli) DOPPIO VOTO 6 alla canzone. Lodevole l’intenzione, importante la canzone, ma una rilettura banale, triste, non all’altezza. 10 ai lavoratori dello spettacolo che hanno portato cinema teatro e concerti sul palco dell’Ariston.
Madame “Prisencolinensinainciusol” (Adriano Celentano) 9. Quando si dice una cover. Una versione nuova. Una interpretazione contemporanea. Una rilettura dei suoni. Bello il gioco della scuola – anche in Dad – molto capace Madame, grande personalità. E non era facile.
Malika Ayane “Insieme a te non ci sto più” (Conte, Pallavicini) 8. Una buona versione, elegante, adatta a Malika. Non ci siamo inventati nulla, ma abbiamo rispettato la grazia del brano. L’utilità dei ballerini che non sapevano dove poggiare la giacca e cercavano “l’omino” non l’abbiamo però compresa.
Maneskin feat. Manuel Agnelli “Amandoti” (Zamboni, Ferretti) 8. Ecco: questa è una cover. Rispetta l’originale ma ha una sua personalità, un suo andamento, una sua lettura, una sua interpretazione. Sfacciatamente rock. Che bello! Che groove! Bravi!
Max Gazzè feat. Daniele Silvestri e la M.M.B “Del Mondo” (Ferretti, Zamboni, Magnelli, Maroccolo) 8. Altro brano straordinario e importante della nostra storia musicale. E la cover è altrettanto riuscita, suonata con intelligenza e forza. Gazzè e Silvestri portano sul palco la solita autorevolezza interpretativa.
Francesca Michielin Fedez “Medley e allora felicità” 6 Beh. È stato un medley divertente, un omaggio alla felicità secondo la musica pop e anche un omaggio alla canzone “tipica” di Sanremo. Hanno fatto un compitino. Ma con dignità. La sufficienza la meritano tutta. Anche perché è da persone intelligenti non strafare.
Noemi feat. Neffa “Prima di andare via” (Pellino, Nolli, Lavoro) 7. Tanto ritmo, tanta energia, molte intermittenze nel cuore: non si sono inventati niente, avranno fatto ballare molti italiani in ciabatte. Ma un po’ meno rispetto agli Extraliscio.
Orietta Berti feat. Le Deva “Io che amo solo te” (Sergio Endrigo) 8. Che gioia sentire note e parole di Sergio Endrigo e sentirle rispettate. Un inno al bel canto, all’intonazione, alla dignità. Un vero omaggio alla canzone d’autore. Antico spesso va a braccetto con bello. 8 solo perché la poteva tranquillamente cantare da sola, senza Le Deva, che sono sembrate quasi un inutile contorno.
Random feat. The Kolors “Ragazzo fortunato” (Jovanotti, Centonze) 3. Sembra di stare al mare al karaoke delle sette del pomeriggio, già ubriachi e col pareo calato. Una versione imbarazzante e stropicciata di una canzone allegra, che si regge su un ritmo serrato. Bocciati e rimandati alla prossima sessione.
Willie Peyote feat. Samuele Bersani “Giudizi Universali” (Bersani, D’Onghia, Bersani) 7. È il brano capolavoro di Samuele Bersani: merita un dieci. Purtroppo, però, Willie ha scelto la via facile. Non c’è nulla di nuovo rispetto all’originale, tranne la sua voce che sembra quasi di disturbo. Come se Bersani avesse invitato un ospite a un suo concerto. Il copia incolla, per quanto bello, non può essere premiato.
Vorrei concludere dando molto più della sufficienza a tutti i colleghi della Rai che stanno dando l’anima in questa situazione difficile per rendere il Festival il più vicino alla sua normalità, che è fatta di tante cose, la stragrande maggioranza delle quali nessuno può davvero immaginare.
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