Forse, la difficoltà maggiore quando devo scrivere un pezzo non è scriverlo, ma trovare un argomento che possa essere utile o quantomeno suscitare una certa attrattiva nei lettori di questo blog. Così quando mi è stato suggerito di scrivere un articolo sul declino di Facebook, trovandolo davvero interessante, non ci ho pensato due volte, e ho accettato la proposta; anche se devo anticipare che, dati alla mano, Facebook risulta ancor vivo e vegeto.
Ma andiamo per ordine, facciamo un passo indietro e, con un po' di pazienza da parte vostra ed impegno da parte mia per non annoiarvi, cercherò di raccontare tutto dalle origini per capire come questo social network sia riuscito come un abile surfista a sfidare e cavalcare diverse onde avverse nel corso degli anni.
Intanto, possiamo dirlo: Facebook è stata una rivoluzione sociale che ha cambiato per sempre il modo in cui ci connettiamo ed interagiamo con il mondo, impattando in modo irreversibile sulla nostra società e sulla nostra cultura.
Thefacebook, questo il nome originale, è stato fondato nel 2004 da Mark Zuckerberg, un giovane studente americano, ed alcuni suoi compagni universitari. Inizialmente, il sito era riservato solo agli studenti dell'Università di Harvard, ma poi si è rapidamente diffuso in altre università americane e, successivamente, in tutto il mondo. L'idea alla base era semplice, ma geniale: creare una piattaforma online in cui gli studenti potessero condividere informazioni, foto e video con i propri amici e conoscenti, e creare così una sorta di "rete sociale" che avrebbe permesso di rimanere in contatto anche a distanza.
Negli anni successivi, Facebook ha continuato a crescere in popolarità e a diversificare le sue funzionalità, diventando non solo una piattaforma per la condivisione di notizie, foto e video, ma anche una delle più grandi ed influenti aziende di tecnologia al mondo, dove oggi lavorano ben 72000 persone, e i cui utenti rappresentano il 37% della popolazione mondiale!
I motivi della crescita sono probabilmente da imputare alla facilità d'uso e all'introduzione negli anni di tante e nuove funzionalità come chat, gruppi e pagine aziendali, che hanno reso il sito ancora più completo e versatile.
Il risultato è che oggi Facebook è parte integrante della vita di milioni di persone in tutto il mondo, che si connettono ogni giorno per condividere le loro esperienze e per rimanere in contatto con amici e familiari. Fra i suoi fruitori ci sono anche due categorie specifiche: gli addetti al marketing e i social media manager, che utilizzano la piattaforma per promuovere i prodotti e i servizi delle aziende per cui lavorano. Uno dei motivi, infatti, per cui Facebook ha conquistato un potere economico incredibile è la sua capacità di raggiungere un vasto pubblico attraverso la pubblicità mirata.
Dal 2004 il potere economico di Facebook è diventato inarrestabile, tanto che ha fagocitato a suon di milioni di dollari le antagoniste: Instagram nel 2012 per 741 milioni di dollari (oggi sul mercato vale 100 miliardi di dollari); WhatsApp e Oculus nel 2014, la prima per poco più di 19 miliardi di dollari, e la seconda, che produce visori per la realtà virtuale, per 2,3 miliardi di dollari (in contanti e azioni).
Nel 2022 l'azienda è diventata Meta, un nome non casuale che sottende l'ambizione di andare oltre il social network che ha reso famoso il fondatore. Meta, infatti, non rappresenta solo Facebook, ma un'intera piattaforma in grado di offrire servizi innovativi in diversi ambiti. Uno dei suoi principali obiettivi è quello di sviluppare l'utilizzo della realtà virtuale e aumentata, trasformando entrambe da semplici strumenti di intrattenimento a strumenti di lavoro e di comunicazione. Ricordiamo che un anno prima, nel 2021, Zuckerberg aveva già lanciato la versione beta di Facebook, Horizon Workrooms, un'applicazione che permette di lavorare in gruppo in un ambiente virtuale, condividendo informazioni e documenti in tempo reale.
Detto questo, devo sottolineare, che l'incremento del numero dei fruitori della piattaforma ha subito di fatto un'emorragia negli ultimi anni, che però potremmo considerare quasi fisiologica visto che è sul mercato da più di venti, e ha dovuto fare i conti con la concorrenza di SnapChat e Tik Tok che hanno conquistato una grossa fetta del mercato giovanile.
Tutto vero, ma questo non significa che Facebook sia morto!
Per capirlo basta dare un'occhiata al report 2023 di We Are Social, che ogni anno ci fornisce dati molto affidabili, e che così riferisce: "Meta domina la classifica delle piattaforme social più utilizzate: WhatsApp guarda tutti dall’alto del suo 89% di persone tra i 16 e i 64 anni che dichiarano di utilizzare l’app. Seguono Facebook e Instagram, rispettivamente con il 78% e il 73%; ai piedi del podio l’altra app di messaggistica, Messenger, usata da oltre una persona su 2, e seguita a sua volta ancora da messaggistica, con Telegram la piattaforma più usata fuori dall’ecosistema Meta, e da TikTok che il 38% delle persone tra i 16 e i 64 anni dichiara di usare".
È opinione comune che Facebook sia frequentato ormai principalmente da quelli che vengono chiamati boomer, termine che veniva utilizzato per indicare una persona nata durante l’esplosione demografica degli anni ’40 e ’60, ma che oggi definisce gli over dai cinquant’anni in su. L'età media degli utenti, in effetti, è di circa 40 anni, con un'ampia percentuale di persone oltre i 46 anni, e sempre secondo il rapporto We Are Social, le donne tra i 45 e i 54 anni preferiscono Facebook a tutte le altre piattaforme. Quindi il vero declino, se così vogliamo chiamarlo, è il calo nell'utilizzo che si riscontra tra adolescenti e ventenni, tanto che già qualche anno fa Zuckerberg aveva manifestato una certa apprensione a questo proposito: "Molti dei nostri servizi sono stati realizzati per la maggior parte delle persone che li utilizzano, piuttosto che specificamente per i giovani". La strategia per avvicinare i giovani era partita con l'acquisto di Instagram ed è continuata attuando un focus su video e reels, nel tentativo di replicare a TikTok - applicazione che permette di creare e condividere brevi video a cui è possibile aggiungere effetti speciali e filtri - che Zuckerberg stesso ha definito uno dei competitor più agguerriti mai affrontati da Facebook.
La crescente diffusione di TikTok, ha portato infatti a una maggiore concorrenza e molti giovani hanno scelto di abbandonare Facebook in favore di questa nuova piattaforma, che offre funzionalità più innovative e divertenti, ma come abbiamo visto WhatsApp, acquistata strategicamente da Zuckerberg nel 2014, insieme ad Instagram, continuano ad avere fra i giovani un successo incredibile; anche se i boomer ultimamente stanno invadendo anche WhatsApp, e lo si denota dalla condivisione convulsa su alcuni gruppi di immagini floreali e santini corredati da saluti e benedizioni. Personalmente ho accettato con piacere di essere inserita in alcuni gruppi nati con scopi specifici, che si sono poi trasformati in un nanosecondo in un susseguirsi quotidiano di messaggi di nessuna utilità. Qualcuno l'ho abbandonato per sfinimento, altri li ho silenziati a vita.
La perdita di interesse da parte dei giovani per Facebook potrebbe essere stata determinata anche dalla saturazione di contenuti pubblicitari; molti utenti, infatti, e non solo fra i giovani, si sono stancati di vedere continuamente annunci pubblicitari e post sponsorizzati, forse anche per questo quando Zuckenberg ha acquistato WhatsApp ha accettato la clausola del contratto di acquisto che imponeva oltre alla gratuità del servizio, l'assenza di pubblicità. Pensate che incubo sarebbe stato se ai seriali "buongiorno" e "buonanotte", si fosse aggiunta anche la pubblicità!
DA FACEBOOK A BOOMERBOOK
Già nel 2009 il settimanale americano Adweek aveva pubblicato l'articolo Facebook sta diventando uncool per i 18-24 anni?, e un anno dopo, una delle più importanti reti radiofoniche e televisive statunitensi, la CBS, proclamò: "È ufficiale Facebook sta diventando uncool".
È difficile individuare il momento in cui tutto è iniziato: forse quando il suo CEO si è tolto gli abiti dello startupper controcorrente per assomigliare sempre di più a un comune miliardario? Possiamo però tentare di arrivare a una spiegazione, considerando alcuni fattori che tutti insieme potrebbero aver concorso a renderlo impopolare fra i giovani.
Prima di tutto l'interesse economico: Facebook è stato accusato di trarre enormi profitti dai suoi milioni di utenti. Ricordiamo per esempio lo scandalo nel 2018 per la raccolta illecita dei dati personali prelevati da 87 milioni di account da parte di Cambridge Analytica che stava lavorando per il senatore degli Stati Uniti Ted Cruz; evento che diede vita ad un senso di sfiducia generale nei confronti di Facebook, tanto che quando si annunciò l'acquisizione di Instagram in migliaia trasferirono le proprio foto su Instaport, un servizio che aiuta le persone a estrarre le foto da Instagram per l'archiviazione domestica. A tutto questo, aggiungiamoci il fattore cool: Facebook non è più il club esclusivo di cui tutti volevano fare parte e sul quale si sono lanciati abbandonando i suoi predecessori, MySpace e Friendster.
Helen Lewis, giornalista britannica e autrice di diversi libri, che più volte si è espressa criticamente su Facebook, sostiene che i giovani lo considerano come il posto dove i propri genitori dibattono di politica e i loro nonni postano le foto delle vacanze.
In effetti, molte delle persone che inizialmente usavano questa piattaforma per rimanere in contatto con i loro amici, oggi sono diventate genitori e professionisti, e nessun giovane troverebbe interessante stare su un social pieno di vecchi, che fra l'altro, secondo una ricerca condotta proprio da Facebook, sono i primi a condividere e quindi incrementare il problema della fake news. Io pure tollero a malapena le abitudini come quella di postare contenuti noiosissimi che terminano sempre con un Se sei d'accordo condividi, Scrivi amen e condividi o peggio buongiorno kaffè: forse qualcuno pensa che l'utilizzo della K invece della c sia più cool?
Comprendo che i boomer vogliano sentirsi parte di una comunità digitale, ma poi li sorprendo a commentare senza cognizione di causa qualunque contenuto, e mi dispiace dirlo, ma spesso i commenti più rancorosi sono i loro.
A volte leggo messaggi di odio sotto forma di commenti razzisti, omofobi, sessisti o religiosi, in molti casi frutto di pregiudizi e stereotipi che derivano da una mancanza di conoscenza e comprensione delle differenze culturali e sociali. Ora, nonostante le intenzioni non malvage, questi commenti possono avere un impatto negativo sulla società e sulla convivenza pacifica.
Va detto però che hater, body shamer, bulli e criticoni non hanno una età definita: questi leoni da tastiera forse hanno in comune solo la frustrazione dell'infelicità e popolano tutti i social non solo Facebook. Potrebbero addirittura esserci fra loro chi si è indignato di fronte a casi di cronaca come quello di Willy Monteiro (il giovane di origini capoverdiane morto per un pestaggio a Colleferro, in provincia di Roma) convinti come sono che un conto è menar botte e un conto è insultare qualcuno sui social, sottovalutando l'impatto che le parole possono avere sulle persone, e che la violenza verbale resta violenza. C'è chi si diverte non solo a insultare, denigrare e umiliare gli altri attraverso i social network, ma addirittura si prende la briga di creare pagine false per mettere alla gogna qualcuno, magari solo per il suo peso. Questo comportamento, detto cyberbullismo, può avere conseguenze devastanti sulla vita delle persone colpite: ansia, depressione, isolamento sociale, e in alcuni casi può portare al suicidio.
La buona notizia è che esiste una comunità di persone che si batte contro il bullismo online, chiamata "No Hate Speech Movement", nata in Europa nel 2013, con l'obiettivo di sensibilizzare le persone sulle conseguenze negative del bullismo online e di promuovere il rispetto e la tolleranza. Si tratta di un'importante iniziativa per contrastare la diffusione di discorsi d'odio e promuovere una cultura della tolleranza e del rispetto reciproco. Ma è importante che anche tutti noi ci impegniamo a combattere questo fenomeno e a proteggere coloro che ne sono vittime. Potremmo iniziare evitando di commentare in modo negativo le opinioni altrui: non c'è niente di sbagliato nel criticare un'opinione diversa dalla propria, ma bisogna farlo in modo costruttivo e senza attaccare la persona che la esprime. Il bullismo online è un problema serio e possiamo fare la differenza se ci impegniamo a creare una comunità online rispettosa, ricordando che ogni piccolo gesto conta.
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